Trovate nel tronco cerebrale dei più giovani micro particelle di inquinamento atmosferico (legate ad Alzheimer e Parkinson)

Particelle di inquinamento associate a marcatori di Alzheimer e Parkinson sono state trovate nel tronco cerebrale dei giovani messicani

Le micro particelle di inquinamento atmosferico depositate nel cervello dei giovani collegate ad Alzheimer e Parkinson

Che l’inquinamento atmosferico abbia un pesante impatto sulla nostra salute è cosa ormai acclarata. Ora un nuovo studio ha scoperto che il particolato fine che si deposita nel tronco cerebrale dei giovani è associato a danni molecolari legati non solo all’Alzheimer, ma anche al morbo di Parkinson.

Si tratta di una ricerca i cui risultati sono indubbiamente da approfondire ma, se la scoperta sarà confermata, avrà implicazioni molto importanti a livello globale, considerando il numero di  persone che in tutto il mondo ogni giorno respirano aria inquinata.

I ricercatori, che hanno esaminato il tronco cerebrale di bambini e giovani adulti esposti all’inquinamento atmosferico per tutta la vita a Città del Messico, hanno scoperto prove inquietanti dei danni che questo ha provocato al loro cervello.

Il nuovo studio, condotto da un team guidato da Lilian Calderón-Garcidueña dell’Università del Montana (Usa) e pubblicato sulla rivista Environmental Research,  ha trovato abbondanti nanoparticelle di inquinamento nel tronco cerebrale di 186 bambini e giovani di Città del Messico tra gli 11 mesi e i 27 anni.

È probabile che queste microscopiche particelle abbiano raggiunto il cervello dopo essere arrivate nel flusso sanguigno attraverso il naso o l’intestino.

Il team ha evidenziato che le nanoparticelle ricche di metalli corrispondevano alla forma e alla composizione chimica di quelle prodotte dal traffico che sono abbondanti nell’aria di Città del Messico e di molte altre città.

Le nanoparticelle erano strettamente associate a proteine ​​anomale che sono i segni distintivi dell’Alzheimer, del Parkinson e della malattia del motoneurone (MND). In sostanza i ricercatori hanno trovato nei giovani i marcatori di tali patologie neurodegenerative. Tali proteine non sono state individuate invece nel cervello di persone della stessa età provenienti da aree meno inquinate.

Ciò ha portato i ricercatori a concludere che l’inquinamento atmosferico, sia inalato che ingerito, espone le persone a rischio di potenziali danni neurologici.

Non solo il tronco cerebrale dei giovani nello studio mostrava i “segni distintivi neuropatologici” di Alzheimer, Parkinson e MND, ma si evidenziavano anche alte concentrazioni di nanoparticelle ricche di ferro, alluminio e titanio nel tronco cerebrale, in particolare nella substantia nigra e cervelletto. Il danno alla substantia nigra è direttamente collegato allo sviluppo della malattia di Parkinson in età avanzata.

L’unica cosa comune a tutti i giovani esaminati nello studio era la loro esposizione a livelli elevati di inquinamento atmosferico da particolato.

Esistono già alcune ricerche precedenti che hanno dimostrato come una maggiore esposizione all’inquinamento atmosferico aumenti il rischio di ammalarsi di malattie neurodegenerative ma, per la prima volta, il nuovo studio mostra un possibile meccanismo fisico che provoca il danno.

Gli stessi ricercatori si sono mostrati cauti rispetto ai risultati ottenuti affermando che le nanoparticelle sono una probabile causa del danno ma resta da vedere se effettivamente si svilupperà una malattia neurodegenerativa più avanti nel corso della vita.

Come ha dichiarato la professoressa Barbara Maher, dell’Università di Lancaster, nel Regno Unito, parte del team di ricerca:

“Finora non possiamo dimostrare la causalità, ma come ci si può aspettare che queste nanoparticelle contenenti quelle specie metalliche si trovino inerti e innocue all’interno delle cellule del cervello? Questa è la pistola fumante: sembra seriamente che quelle nanoparticelle stiano sparando i proiettili che stanno causando il danno neurodegenerativo osservato”.

La professoressa Louise Serpell, dell’Università del Sussex, nel Regno Unito, ha dichiarato che le nanoparticelle erano una causa plausibile del danno cerebrale, ma che non c’erano prove sufficienti del fatto che fossero proprio loro a causare malattie neurodegenerative:

“Ci sono molte altre probabili cause di malattie neurodegenerative. Ma la nostra esposizione ambientale all’inquinamento e agli agenti patogeni è probabilmente molto importante nell’innescare la malattia”.

Fonte: Science Direct / Lancaster University / The Guardian 

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