Acufene: spiegato perché chi ne soffre si sente sempre stanco

L’acufene – specie quello cronico – sarebbe in grado di alterare il meccanismo che mette il cervello in stand by e rovinare per questo anche il riposo.

Un fastidioso e costante fischio percepito in una o entrambe le orecchie: l’acufene è per chi ne soffre una vera e propria seccatura, non solo per il rumore che si avverte nell’orecchio, ma anche perché l’acufene – specie quello cronico – sarebbe in grado di alterare il meccanismo che mette il cervello in stand by e rovinare per questo anche il riposo.

È questo l’esito di alcune ricerche condotte dall’Università dell’Illinois, dalle quali è emerso che l’acufene cronico sarebbe associato ai cambiamenti in alcune reti nel cervello, determinando il fatto che questo rimanga sempre “sveglio” senza poter andare in riposo.

L’acufene, quindi, non sarebbe solo un disturbo su base organica, ma inciderebbe negativamente anche sulla qualità della vita, impedendo al nostro cervello di mettersi in pausa. Ora, l’indagine pubblicata su NeuroImage: Clinical, utilizzando la risonanza magnetica funzionale per creare dei modelli sulla funzione e sulla struttura del cervello, dimostra che l’acufene si sviluppa in una regione del cervello chiamata precuneo.

Cos’è l’acufene e i sintomi

Se soffre di acufene, un individuo percepisce un rumore, un fischio o un tintinnio, in una o in entrambe le orecchie, anche se nella realtà non vi è alcun suono. Se in alcuni casi il disturbo può essere lieve e sopportabile, in altri è decisamente più acuto. Molto dipende dalle cause che hanno scatenato l’acufene, che possono andare dalla esposizione a rumori troppo forti alla presenza di tappi di cerume, da alcune infezioni all’uso di determinati medicinali o a precise malattie.

Quanto ai sintomi, in genere si inizia ad avvertire un suono basso che può diventare poi più o meno acuto:

  • ronzio
  • fischio
  • stridio
  • tintinnio
  • fruscio
  • crepitio
  • soffio
  • pulsazione

Con questa ricerca e con la nuova tecnica messa a punto dai ricercatori americani, è emerso che il precuneo dei pazienti con acufene è modificato, più connesso alla rete di attenzione e meno connesso alla rete che mette in pausa il cervello. Da ciò deriverebbe il fatto che i pazienti con acufene non sono veramente riposati e riferiscono di essere stanchi più spesso.

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Il bello è che in questo modo è che questa attenzione continua fa aumentare anche la concentrazione proprio sul fischio percepito, generando a sua volta ulteriore attenzione e quindi una mancata pausa e un riposo cerebrale ridotto. Un paradosso vero e proprio.

La cura? Finora non esiste un trattamento definitivo, ma l’individuazione da parte di questa nuova ricerca della zona precisa del cervello chiamata in casa apre decisamente nuove speranze.

Germana Carillo

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