Nomen Omen: un nuovo studio dimostra che finiamo per assomigliare al nostro nome

Con gli anni, assomigliamo sempre più al nostro nome, tanto che finiamo per "averlo scritto in faccia": è quanto rivela questo nuovo studio

George Orwell ha detto la famosa frase:

A 50 anni, ognuno ha la faccia che merita.

E aveva ragione, come dimostra un recente studio condotto dai ricercatori della Hebrew University che conferma che i cambiamenti nell’aspetto facciale nel corso degli anni potrebbero essere influenzati dalla nostra personalità e dai nostri comportamenti.

Lo studio, in particolare, si è concentrato sull’abbinamento volto nome, suggerendo che i nomi propri possono essere manifestati nell’aspetto facciale.

Lo studio

Vi capita mai di indovinare il nome di una persona prima ancora che questa si presenti, oppure di pensare che un certo nome sia proprio adatto a un certo volto? Bene, non avete i superpoteri, ma si tratta di un fenomeno confermato dalla scienza.

Secondo i ricercatori, con il passare degli anni le persone interiorizzano le caratteristiche e le aspettative associate al loro nome e le abbracciano, consapevolmente o inconsapevolmente, nella loro identità e nelle loro scelte di vita.

L’aspetto facciale può essere influenzato direttamente da questo processo, come quando una persona sceglie caratteristiche specifiche in base a queste aspettative (acconciatura, montatura degli occhiali, trucco…) o indirettamente, tramite altri comportamenti che influenzano l’aspetto facciale (le espressioni facciali).

L’ipotesi alla base dell’effetto di corrispondenza volto-nome è che l’aspetto facciale possa cambiare nel tempo fino a rappresentare come “dovremmo” apparire in base al nome che ci è stato attribuito.

Ma è davvero così? Per testare l’ipotesi, i ricercatori hanno coinvolto un gruppo comprendente adulti e bambini, ipotizzando che i partecipanti al test sarebbero stati in grado di abbinare volti e nomi degli adulti ma non quelli dei bambini.

Sono stati condotti cinque studi per esaminare l’ipotesi della profezia auto-avverante:

  • nei primi due studi, è stato chiesto ai partecipanti adulti e bambini di abbinare volti e nomi di adulti e di bambini di 9-10 anni
  • nel terzo studio, è stata addestrata un’intelligenza artificiale per apprendere somiglianze facciali di adulti e bambini con lo stesso nome e per verificare se tali somiglianze si manifestano già nell’infanzia o solo in età adulta
  • infine, negli ultimi due studi è stato chiesto ai partecipanti di abbinare volti e nomi di immagini di bambini reali che erano stati invecchiati artificialmente per farli sembrare adulti.

In generale, i risultati dei cinque studi dimostrano che gli adulti assomigliano effettivamente ai loro nomi, ma i bambini no.

Nello specifico, negli studi 1 e 2 i partecipanti (adulti e bambini) hanno abbinato i volti degli adulti ai loro nomi in modo significativo al di sopra del livello casuale, ma non sono stati in grado di farlo per i volti e i nomi dei bambini.

Nello studio 3, è stata misurata la somiglianza tra i volti di persone che portano lo stesso nome e si è scoperto che gli adulti con lo stesso nome hanno rappresentazioni del volto più simili rispetto a quelli con nomi diversi – ma, anche in questo caso, il discorso non vale per i bambini.

Infine, negli ultimi due studi si è simulato come i volti dei bambini potrebbero apparire da adulti, ma in questo caso i partecipanti non sono stati in grado di abbinare volti e nomi di adulti “artificiali”.

Questi risultati dimostrano che l’effetto di corrispondenza tra volto e nome rappresenta in qualche modo, un meccanismo di profezia autoavverante che dipende dall’età e per cui, almeno in una certa misura, l’aspetto del viso si sviluppa nel tempo in associazione con l’aspettativa di un’etichetta sociale (il nome, appunto).

È interessante notare che i nostri risultati suggeriscono che mentre i bambini imparano a riconoscere gli stereotipi sui nomi piuttosto presto (riuscendo ad associare nome a volto), non li mostrano nel loro aspetto facciale fino a fasi successive dello sviluppo

Conclusioni

Il compimento della profezia implicita nel nome di battesimo e manifestata nell’aspetto facciale getta una nuova luce sull’influenza sociale di uno stereotipo.

I bambini non assomigliano ancora ai loro nomi, ma gli adulti che hanno vissuto con il loro nome più a lungo tendono ad assomigliarvi in modo più evidente.

Siamo creature sociali che sono influenzate dall’educazione: una delle nostre componenti fisiche più uniche e individuali, il nostro aspetto facciale, può essere modellata da un fattore sociale, il nostro nome.

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Fonte: Psychological and Cognitive Sciences

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