Se sogni troppo “a occhi aperti”, potresti avere questo disturbo psichiatrico (da sempre confuso con l’ADHD)

Per alcuni è solo una piacevole oasi felice in cui rifugiarsi dalla realtà, per altri rappresenta una vera e propria prigione che impedisce una vita normale: il maladaptive daydreaming è un disturbo purtroppo ancora poco studiato

A tutti noi capita di sognare ad occhi aperti, di addentrarci nelle nostre fantasie fino a perdere il contatto con la realtà. Lo facciamo perché tendiamo ad essere distratti, perché ci stiamo annoiando nella situazione presente e cerchiamo una “uscita d’emergenza”, per visualizzare la vita dei nostri sogni o più semplicemente un nostro progetto per il futuro a breve termine.

Nulla di strano o insolito quindi. Ma cosa accade se nella nostra fantasia si sviluppa una vera e propria “vita parallela”, che ci ruba tempo e ci impedisce di vivere la realtà? Questo accade in presenza di un disturbo psicologico non ancora conosciuto, ma che grazie all’isolamento e al lockdown seguiti alla pandemia da Coronavirus ha conosciuto una vera e propria esplosione: è il maladaptive daydreaming (MD) – in italiano detto disturbo da fantasia compulsiva.

(Leggi anche: Più della metà dei sopravvissuti al COVID-19 soffre di disturbi psichiatrici: lo studio italiano)

Proprio a causa della sua crescente diffusione avvenuta negli ultimi due anni, i ricercatori si stanno maggiormente interessando a questo disturbo, alle sue caratteristiche e ai suoi sintomi specifici. In particolare, uno studio condotto recentemente ha dimostrato l’esistenza del MD come disturbo psichiatrico a sé stante e non più come sintomo del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

Finora, infatti, il maladaptive daydreaming era raggruppato nel novero dei sintomi di altri disturbi psichiatrici, come ad esempio il deficit dell’attenzione. I ricercatori, raccogliendo i dati relativi alle persone a qui è stato diagnosticato il MD, hanno scoperto che al 77% di questi è stato diagnosticato anche l’ADHD. Ma solo perché queste condizioni coesistono, non significa che siano la stessa cosa.

L’ADHD è classificato come disturbo psichiatrico. Esso può portare a periodi di iper-focalizzazione su un qualcosa e di disattenzione dal resto della realtà, ma non è detto che l’oggetto dell’attenzione sia qualcosa di immaginario. Al contrario, il MD è piuttosto una dipendenza comportamentale, che porta la mente lontano dalla realtà verso stati di immaginazione vividi e complessi.

I ricercatori hanno osservato un piccolo gruppo di pazienti (83) affetti da ADHD: poco più del 20% di essi soddisfaceva anche i criteri per la diagnosi del maladaptive daydreaming – una percentuale di gran lunga inferiore rispetto a quella di pazienti con MD a cui viene diagnosticato anche l’ADHD. Questo incrocio di dati suggerisce che i due disturbi sono fra loro ben distinti e separati.

Se avessimo trovato tassi simmetricamente elevati di MD tra gli adulti con ADHD, sarebbe stato corretto affermare che il nuovo concetto di MD è superfluo, poiché è quasi equivalente alla diagnosi già esistente di ADHD – spiegano gli autori dello studio. – E invece, questa asimmetria evidenziata nello studio concorda con la nostra affermazione teorica secondo cui la MD è un fenomeno mentale indipendente, che spesso crea un deficit di attenzione come effetto collaterale.

Saranno necessari certamente ulteriori ricerche per supportare la teoria che il MD sia un disturbo psichiatrico a se stante, ma già i risultati di questo studio pilota dimostrano che esso ha caratteristiche che lo distinguono dal ben più noto ADHD.

Conoscere bene i due disturbi e comprenderne la sintomatologia che li caratterizza è molto importante per definire diagnosi diverse caso per caso, poiché i due problemi non possono essere trattati allo stesso modo. Ma non solo: senza una corretta comprensione del maladaptive daydreaming, viene falsata anche la percezione di quante siano effettivamente le persone affette da questo disturbo che può essere in molti casi invalidante.

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Fonte: Clinical Psychology

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