Dall'uso di influencer per pubblicizzare i prodotti alle ricerche finanziate per minimizzare i danni: sono 5 le maggiori strategie utilizzate da produttori e aziende alimentari per farci consumare più zucchero possibile
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Le raccomandazioni sulla salute a livello internazionale sono ormai inequivocabili: per proteggere la nostra salute è importante ridurre il consumo quotidiano di zucchero. Ma questa non è impresa facile, se consideriamo che lo zucchero (o similari) si trova in tantissimi prodotti, a volte anche impensabili.
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Le lobby che producono alimenti e bevande piene di zucchero (pensiamo a Coca-Cola, Mars, Mondelez, Ferrero, ecc.) sono impegnate a far sì che i loro prodotti siano in qualche modo “promossi”, anche se non propriamente salutari.
Come? Le aziende utilizzano diverse strategie.
Influencer per migliorare la loro immagine
La tecnica di marketing più popolare al momento è senza dubbio quella di utilizzare gli influencer per pubblicizzare i propri prodotti.
Mondelez ha reclutato, ad esempio, diversi personaggi noti sui social per promuovere i suoi cookie LU e nel 2018 è stata bloccata in Francia dall’autorità di regolamentazione della pubblicità professionale, per non aver menzionato chiaramente che si trattava di contenuti sponsorizzati.
In Germania, l’associazione Foodwatch ha rivelato nel 2021 nel suo report “Junkfluencer” che, proprio grazie agli influencer, i brand comunicano direttamente sui cellulari di bambini e adolescenti camuffando i loro messaggi pubblicitari come consigli personali sui prodotti da parte delle star dei social.
L’inventiva degli strateghi del marketing è illimitata quando si tratta di commercializzare in modo efficace bombe di zucchero e snack per i bambini – conclude il rapporto.
Scienziati pagati per trovare un capro espiatorio (i grassi)
Dato che le prove scientifiche sui rischi del consumo di zucchero stanno crescendo, che cosa fanno alcune aziende? Sponsorizzano delle ricerche le cui evidenze mostrano come siano i grassi il vero problema della nostra alimentazione.
Insomma, si cerca un capro espiatorio per spostare l’attenzione dai danni dello zucchero a quelli di altre sostanze. Secondo alcune ricerche, il vero colpevole delle malattie cardiovascolari e dell’obesità non sarebbe lo zucchero ma appunto i grassi.
Nel 1965, tre ricercatori di Harvard pubblicarono questo clamoroso risultato sulla prestigiosa rivista medica New England Journal of Medicine. C’era però un piccolissimo particolare di cui tenere conto: i tre scienziati era stati pagati dall’industria dello zucchero e solo 50 anni dopo l’inganno è stato svelato.
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La rivista 60 Millions de Consommateurs fa sapere che:
L’Istituto Danone, sul suo sito, continua a scriverlo anche oggi: “il consumo di zucchero favorirebbe un aumento di peso inferiore a quello dei grassi” grazie alle sue “proprietà metaboliche”. Un fatto che non ha fondamento scientifico.
Un altro argomento molto utilizzato è che, come vuole far credere Culture Sucre, Centro per lo studio e la documentazione dello zucchero in Francia:
Se l’eccesso di zucchero contribuisce nel tempo all’aumento di peso, questo sarebbe dovuto a un eccesso di calorie piuttosto che a un effetto ‘specifico’ degli zuccheri.
Quindi basterebbe controllare la quantità di calorie che si assumono per potersi godere tranquillamente tutti i dolci che si vuole. “Di nuovo falso”, scrivono gli esperti francesi.
L’esca dei dolcificanti
Dato che i consumatori sono sempre più consapevoli dei danni dello zucchero e chiedono prodotti che ne contengano sempre meno, i produttori hanno lanciato alternative a base di dolcificanti.
Un po’ come le multinazionali del tabacco, che hanno investito nella sigaretta elettronica, i produttori di dolci e bevande gassate hanno scommesso sugli edulcoranti, che gli consentono di parlare di una maggiore salute senza uscire dall’abitudine malsana di assuefare i consumatori al gusto dolce.
Coca-Cola sostiene che:
gli studi di tutto il mondo non lasciano dubbi sulla [sicurezza] [dell’aspartame]. L’aspartame può quindi essere utilizzato in modo sicuro e può perfettamente far parte di una dieta equilibrata.
Uno studio dell‘Inserm, pubblicato a settembre 2022, mostra invece un’associazione tra edulcoranti e aumento del rischio di malattie cardiovascolari.
Ma più in generale, praticamente di tutti i dolcificanti, gli studi hanno “smascherato” i possibili effetti nocivi.
Pressioni sui parlamentari
Per ottenere i loro scopi, le lobby dello zucchero si servono di organizzazioni e di una serie di tecniche che puntano a fare pressione su esponenti politici.
In Francia, le tre maggiori compagnie di zucchero – Tereos, Cristal Union e Saint Louis Sucre – hanno il loro ingresso nell’Assemblea nazionale. Come scrive 60 Millions de Consommateurs:
L’Alta Autorità per la trasparenza nella vita pubblica ci dice che nel 2021 hanno speso tra i 275.000 e i 425.000 euro per far passare i loro messaggi pro-zucchero.
Negli Stati Uniti, gli scambi di e-mail tra i dirigenti della Coca e il CDC (le agenzie sanitarie) sono altrettanto significativi. Mostrano come l’azienda cerchi di “piegare” ai propri scopi l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che accusa i produttori di bibite di essere responsabili dell’obesità.
Leggi anche: Le e-mail che dimostrano come Coca Cola avrebbe pagato scienziati e accademici per “oscurare” i danni dello zucchero
Promuovere il consumo ragionato
Un’ultima strategia più “subdola” è quella di promuovere un consumo ragionato. Per esempio, in Francia il Centro per lo studio e la documentazione dello zucchero (Cedus), ha optato nel 2019 per una denominazione che dice tutto “Cultures Sucre” e che appunto incoraggia il giusto consumo di zucchero.
Questa organizzazione riunisce produttori che non esitano a dare consigli nutrizionali e, grazie ad una partnership con la Pubblica Istruzione conclusasi nel 2019, ha fornito addirittura materiale didattico alle scuole.
Giustamente, in quell’occasione, il deputato francese Laurence Abeille si è chiesto se, a breve:
affideremo alla Monsanto il compito di realizzare una campagna informativa scolastica sull’agricoltura.
In conclusione, possiamo solo dire che – come sempre – dobbiamo fare attenzione a ciò che acquistiamo. Non caschiamo nella rete del marketing ma impariamo a leggere con attenzione le etichette per valutare al meglio.
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Fonte: 60 Millions de Consommateurs
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