Secondo una recente ricerca i cereali antichi, come l’avena e il khorasan, potrebbero essere efficaci nella lotta contro il diabete mellito.
Il diabete mellito (DM) è un termine generico per un gruppo di condizioni croniche che determinano livelli di zucchero nel sangue elevati. Anche se raramente letale di per sé, la malattia è stata implicata in una serie di esiti che aumentano la morbilità e la mortalità, principalmente come conseguenza di fattori di rischio cardiovascolare. In modo allarmante, la prevalenza del DM è più che raddoppiata solo negli ultimi 30 anni, e si prevede che questo numero salirà a oltre 700 milioni entro il 2045.
Accanto agli interventi clinici e farmacologici (farmaci che riducono il glucosio), le modifiche nella dieta rappresentano le principali opzioni terapeutiche per i pazienti. Sebbene gli interventi farmacologici siano stati ampiamente studiati e rivisti per i loro benefici, le loro controparti dietetiche rimangono meno validate scientificamente nonostante i loro minori effetti collaterali.
I cereali antichi, i cereali alimentari che non hanno subito modifiche genetiche umane o allevamento selettivo, rappresentano una risorsa di biodiversità non sfruttata con potenziali benefici nella battaglia contro tale condizione.
Il motivo? Nonostante le prove limitate a sostegno del loro consumo, si ritiene che i cereali antichi contengano concentrazioni più elevate di sostanze fitochimiche e fibre che riducono il diabete rispetto alle loro controparti modificate dall’uomo.
In una recente revisione e meta-analisi pubblicata sulla rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases, i ricercatori hanno esaminato la letteratura disponibile che indagava sugli effetti sulla salute dei cereali “antichi”, tra cui avena, riso integrale, grano saraceno, chia e altri. La loro revisione di 29 studi randomizzati e controllati e una meta-analisi di 13 rivela che il consumo di avena, riso integrale e miglio può migliorare gli esiti del diabete mellito di tipo 2. Tuttavia, l’eterogeneità tra gli studi e le dimensioni insufficienti del campione rendono questi risultati confusi, rendendo necessarie ulteriori ricerche per confermare l’associazione tra cereali antichi e diabete.
Lo studio
Nella presente revisione, i ricercatori hanno raccolto e discusso le prove tratte dalla letteratura che studia gli esiti del consumo di cereali antichi nei pazienti con diabete.
Nello specifico, la revisione mira a fornire una panoramica degli impatti del controllo glicemico dei cereali antichi sul diabete 1 e 2, i cereali antichi più spesso studiati utilizzando metodologie di studi randomizzati controllati e l’efficacia delle diete a base di cereali antichi nella gestione della malattia come potenziatore terapeutico convenzionale.
La revisione ha raccolto pubblicazioni da quattro database online (PubMed, Cochrane, CINAHL e Web of Science) dall’avvio del database fino a maggio 2023. I criteri di inclusione delle pubblicazioni includevano disegni sperimentali (studi controllati randomizzati – il gold standard nella valutazione degli interventi sanitari) e risultati di interesse (sopravvivenza, morbilità a lungo termine, sintomi del diabete, controllo glicemico, costi monetari e impatti psicologici.
Delle 2.634 pubblicazioni iniziali identificate durante la ricerca nel database, 1.001 sono risultate duplicate e 1.573 non hanno soddisfatto i criteri di inclusione nello studio e sono state quindi escluse, lasciando un set di dati finale di 29 pubblicazioni, 13 delle quali soddisfacevano i requisiti della meta-analisi. Gli studi inclusi comprendevano una popolazione totale di 1.809 individui, 55,2% maschi. Sorprendentemente, solo uno studio ha esaminato gli impatti dei cereali antichi sul diabete 1, mentre i restanti 28 si sono concentrati sugli interventi sul tipo 2. I cereali più comunemente studiati sono stati l’avena e il riso integrale, mentre l’orzo e il Khorasan sono i più rari.
I risultati evidenziano che mentre il consumo di cereali antichi produce esiti generalmente positivi nei pazienti con diabete 2 (specialmente nel caso di avena, riso integrale e miglio), l’eterogeneità tra gli studi rende questi risultati privi di affidabilità, impedendo la loro attuazione come interventi anti-diabete.
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram.
- Siamo anche su Google News attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite.
Fonte: ScienceDirect
Ti potrebbe interessare:
- Additivi alimentari: questi comuni emulsionanti associati al rischio di sviluppare diabete di tipo 2
- La carne rossa aumenta il rischio diabete: c’è una precisa quantità da non superare, secondo questo nuovo studio
- Grano duro biologico e grani antichi a rischio: ‘fermate il decreto che limita la produzione’