Plastica a contatto con i cibi: perché e come evitarla

Viviamo nell'era della plastica e rinunciare completamente a tale materiale può apparire al momento impossibile, dato che esso si rivela praticamente onnipresente. Vi sono però alcuni accorgimenti che possono permettere di evitare di consumare alimenti che siano stati a lungo a contatto con la plastica, con particolare riferimento alle tipologie di tale materiale in grado di cedere le sostanze in esse contenute alle bevande o ai cibi che contengono.

Plastica e cibo, quale sicurezza? Viviamo nell’era della plastica e rinunciare completamente a tale materiale può apparire al momento impossibile, dato che esso si rivela praticamente onnipresente. Vi sono però alcuni accorgimenti che possono permettere di evitare di consumare alimenti che siano stati a lungo a contatto con la plastica, con particolare riferimento alle tipologie di tale materiale in grado di cedere le sostanze in esse contenute alle bevande o ai cibi che contengono.

È ormai ben nota la fama negativa del bisfenolo A, conosciuto anche come BPA, un interferente endocrino in grado di trasmigrare facilmente dalle confezioni al loro contenuto alimentare, con particolare riferimento ai liquidi. Il BPA è un componente chimico che potrebbe compromettere il corretto funzionamento del nostro sistema ormonale, causare danni al nascituro e provocare infertilità. Può essere impiegato per la produzione di contenitori e di bottiglie di plastica, oltre che di contenitori in latta utilizzati da parte dell’industria alimentare, soprattutto nel caso in cui all’interno di essi sia presente un rivestimento in plastica. Nel dubbio che possano contenere BPA, il consumo di alimenti contenuti nelle suddette confezioni andrebbe limitato.

La plastica tende a rilasciare le proprie sostanze a contatto con alimenti grassi ed in presenza di calore. Attenzione dunque a non conservare in luoghi eccessivamente caldi alimenti grassi che si trovino avvolti da un involucro plastificato. Attenzione anche agli alimenti confezionati che possono essere inseriti direttamente nel microonde; le sostanze in essi contenute, comprensive di collanti, potrebbero migrare dalla confezione al cibo, in particolare nel caso del PET. Secondo uno studio condotto da parte dell’FDA nel 1988, alcuni componenti delle confezioni adatte ad essere inserite nel microonde hanno mostrato di poter migrare verso il cibo riscaldato, rilasciando bassi livelli della sostanza cancerogena denominata benzene.

Per quanto riguarda l’utilizzo di piatti e contenitori di plastica in cucina, nel momento in cui non se ne potesse fare a meno, risulta comunque consigliabile di evitare il loro contatto con alimenti caldi, proprio poiché il calore tende a favorire il passaggio delle sostanze indesiderate contenute nelle materie plastiche dal contenitore al loro contenuto. È possibile, ad esempio, sostituire i contenitori sottovuoto in plastica con alternative in vetro. I thermos e le borracce in plastica possono essere sostituiti da contenitori in acciaio.

Al momento dell’acquisto degli alimenti, è bene tenere presente come i componenti delle confezioni in plastica possano migrare verso gli alimenti soprattutto nel caso in cui essi contengano una parte liquida, alcol o grassi. Ad esempio, dunque, nell’acquisto dell’olio, è consigliabile preferire prodotti contenuti in bottiglie di vetro.

Al momento non esisterebbero ricerche scientifiche in grado di indicare le quantità di sostanze provenienti dalle confezioni in plastica degli alimenti che risultino effettivamente in grado di raggiungere il nostro organismo. Vi è inoltre il dubbio che, in generale, sia il packaging per gli alimenti che i contenitori ad uso domestico vengano considerati sicuri non tanto perché ciò sia stato provato, quanto poiché non esistano evidenze scientifiche che essi siano pericolosi. Eppure è già stato accertato che sostanze come il BPA sono effettivamente in grado di raggiungere il nostro organismo.

Quali oggetti sarebbe bene evitare in caso di dubbi sulla loro composizione? Piatti, bicchieri e posate di plastica. Piatti di plastica e contenitori del medesimo materiale pensati per la cottura in microonde. Utensili da cucina in plastica che vengano impiegati a contatto con pentole e padelle calde; questi ultimi possono essere facilmente sostituibili con alternative in legno.

Possiamo fidarci dei contenitori e delle confezioni in plastica etichettate come BPA Free? Secondo uno studio recente, il fatto che un prodotto sia indicato come privo di bisfenolo A non determinerebbe una garanzia di sicurezza. Da test effettuati da parte degli esperti sarebbe infatti emerso come anche dai contenitori indicati come BPA Free potessero provenire sostanze chimiche potenzialmente in grado di essere trasmesse agli alimenti.

Esistono materie plastiche più sicure di altre? Dato che la possibilità di produrre plastica priva di interferenti endocrini è concreta, in mancanza di alternative sarebbe bene orientarsi verso tale scelta, al fine di evitare spiacevoli conseguenze sull’organismo, della cui entità potremo avere certezza forse soltanto in futuro. È bene infine sapere che esistono materie plastiche considerate adatte alla conservazione degli alimenti. In Italia si tratta delle seguenti tipologie di plastica:

– PET o PETE (01) polietilene tereftalato: bottiglie d’acqua, bibite e flaconi di shampoo
– HDPE (02) polietilene ad alta densità: vasetti di yogurt, flaconi di detersivo
– LDPE (04) polietilene a bassa densità: sacchetti per i surgelati e bottiglie spremibili
– PP (05) polipropilene: bottiglie di ketchup

Per ulteriori informazioni in proposito: Plastica e alimenti: come riconoscere le materie plastiche da non usare mai con i cibi.

Marta Albè

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