Intolleranze alimentari: e se dipendessero dalla psiche?

Intolleranze alimentari e psicologia andrebbero di pari passo: se, per esempio, il vostro organismo non sopporta il glutine, la causa potrebbe essere ricercata nella vostra testolina

Intolleranze alimentari e psicologia andrebbero di pari passo: se, per esempio, il vostro organismo non sopporta il glutine, la causa potrebbe essere ricercata nella vostra testolina.

È l’ipotesi eziologica avanzata da Edi Salvadori, psicopedagogista e counselor. Il rifiuto di un particolare cibo da parte dell’organismo sarebbe dettato da una precisa emozione non riconosciuta e che può correlarsi a quello stesso alimento.

E se si rimuove quel blocco emotivo? Pare scompaia anche il sintomo.

Cosa sono le intolleranze alimentari – Esse fanno parte di un gruppo di disturbi definiti come “reazioni avverse al cibo“. L’intolleranza alimentare si distingue dall’allergia perché la sua reazione non è provocata dal sistema immunitario. E allora da cosa dipende realmente una intolleranza? Ancora c’è molta incertezza su questo punto: i meccanismi che ne sono alla base non sono ancora chiari, così come ancora si sa poco circa la sintomatologia clinica, la diagnosi e i test che vengono utilizzati per effettuarla. Spesso confuse con le allergie alimentari, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, il 7,5-8% dei bambini e il 2% della popolazione adulta soffre in realtà di intolleranze, che si manifestano con dolori addominali, crampi, diarrea o vomito.

La psiche – Gran parte della popolazione ritiene di essere “intollerante” a qualche alimento. Ma ora, secondo quanto sostiene Salvadori, nella maggior parte dei casi sarebbe solo la somatizzazione di un disagio psicologico. Così, se finora l’azione più scontata è ed è stata l’eliminazione dalla propria dieta dell’alimento incriminato, può darsi che la nuova soluzione sia una (semplice?) indagine psicologia.

“Nella mia esperienza professionale – sostiene Edi Salvadori – mi sono accorta che le intolleranze alimentari nascono, essenzialmente, dalla nostra incapacità di ascoltarci, di ascoltare i nostri desideri più profondi, di dare fiducia alla saggezza antica del nostro corpo”.

Ecco allora le più comuni intolleranze e le relative correlazioni sintomatiche:

Glutine: l’intolleranza al glutine, i cui sintomi fisici si presentano a livello gastrico e intestinale, dipenderebbe dalla difficoltà di intrecciare relazioni stabili e dalla paura di invischiarsi, soprattutto nel contesto familiare.

Mela: l’intolleranza a questo (innocuo) frutto è la risposta a un senso di colpa. E il perché è presto detto: la mela si associa al peccato, quindi le persone che si sentono in colpa nei confronti delle persone con cui hanno un legame, possono sviluppare questa intolleranza, che si manifesta con gonfiore a livello addominale o crampi.

Latte: semplice, si lega alla figura materna, a una madre ansiosa o assente. Le persone sviluppano insicurezza e spesso intolleranza verso l’alimento che li ha nutriti sin da piccoli, con disturbi digestivi, senso di gonfiore o peso. L’intestino è correlato al secondo chakra che, a sua volta, è correlato alla relazione con la figura materna, per cui una sua distorsione genera un blocco energetico che può provocare la sintomatologia tipica dell’intolleranza.

Prezzemolo: l’intolleranza al prezzemolo esprimerebbe la difficoltà di porre dei confini e può insorgere in quelle persone particolarmente disponibili e gentili.

carne rossa salute

Carne: indica una vita troppo frenetica, ansia e angoscia: l’intolleranza alla carne può colpire persone che non si concedono nemmeno un minuto di tempo. Se ci pensate, la carne ha bisogno di tempi più lunghi per la masticazione e l’assimilazione…

Cioccolato fondente: se si è intolleranti a questo tipo di cioccolato, forse il problema sta nel come si vive la vita sessuale, vista troppo come un dovere e quasi mai come un puro piacere.

Cioccolato al latte: si sa, indica bisogno di coccole e di attenzioni, ma anche una particolare rigidità nei confronti di se stessi e l’idea che tutto è frutto solo di sacrifici. Molti tendono a compensare queste mancanze con la cioccolata, fino al giorno in cui non sarà più sufficiente e il nostro organismo lo esprimerà con l’intolleranza. “L’intolleranza alla cioccolata e quella alla caffeina insorgono in persone particolarmente rigide con se stesse, con un grande senso del dovere e con una forte responsabilità”.

Tutta colpa di stress, ansia e depressione, allora? D’ora in poi le intolleranze alimentari andranno curate dallo psicologo? E se cominciassimo a fermarci un attimo e ad ascoltare un po’ di più il nostro corpo?

Sull’argomento guarda anche i video dei nostri esperti:

 

Germana Carillo

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