Il grasso addominale in eccesso aggrava le conseguenze del coronavirus. Lo studio italiano

Secondo uno studio, basta l’aumento di un'unità del grasso viscerale per avere una probabilità 2,5 volte maggiore di terapia intensiva.

L’obesità è stata recentemente identificata come un importante fattore di rischio in caso di Covid-19, ma ora un ulteriore studio suggerisce che anche il grasso viscerale in eccesso potrebbe essere associato a un maggiore rischio di sviluppare forme gravi dell’infezione da nuovo coronavirus. Basterebbe l’aumento di una sola unità del grasso viscerale per avere una probabilità 2,5 volte maggiore di ricovero in terapia intensiva.

A rivelarlo è una ricerca condotta dall’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” in collaborazione con il Campus Bio-Medico dell’Università di Roma e l’Ospedale Sant’Orsola Malpighi di Bologna e pubblicata sulla rivista Metabolism Clinical and Experimental.

I ricercatori sono giunti a una precisa conclusione: “il grasso viscerale era significativamente più alto nei pazienti che necessitavano di terapia intensiva”, arrivando a identificare così questa condizione come un indicatore di esiti clinici peggiori nei pazienti con Covid-19.

Per “grasso viscerale” si intende la parte di tessuto adiposo concentrata nella cavità addominale e distribuita tra gli organi interni e il tronco. Questo tipo di grasso è diverso da quello sottocutaneo e da quello intramuscolare (distribuito tra le fibre dei muscoli).

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Lo studio

Gli studiosi hanno analizzato le cartelle cliniche di 150 pazienti (64,7% uomini, tra i 22 e 97 anni) risultati positivi al Sars-Cov-2 e sottoposti a TC del torace nel marzo del 2020.

Abbiamo mirato a indagare quale fosse il legame tra la presenza di grasso viscerale e gli esiti clinici, come la necessità di cure intensive – spiegano. Livelli significativamente più alti sono stati osservati nei pazienti che richiedevano intubazione e quindi accedevano in terapia intensiva rispetto a coloro che venivano dimessi per il monitoraggio domiciliare e ammessi alla terapia sub-intensiva”.

I nuovi dati, quindi, evidenziano che, oltre alla obesità, anche l’accumulo di grasso viscerale è da associare a un rischio molto più alto di sviluppare forme gravi di Covid-19. In particolare, con un aumento di un’unità del grasso viscerale si ha una probabilità 2,5 volte maggiore di ricovero in terapia intensiva.

Secondo gli esperti, in pratica, il grasso viscerale in eccesso può portare ad alcune delle condizioni attualmente suggerite come fattori di rischio per una delle peggiori prognosi, come l’aumento di interleuchina-6, una citochina i cui livelli sono risultati essere più alti nei soggetti non sopravvissuti a Covid-19.

I nostri risultati – concludono i ricercatori – sono inoltre in linea con precedenti studi, suggerendo che un anomalo accumulo di grasso nel fegato è associato alla gravità clinica di Covid-19 tra i soggetti obesi”.

QUI lo studio completo.

Fonte: Metabolism Clinical and Experimental

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