Le e-mail che dimostrano come Coca Cola avrebbe pagato scienziati e accademici per “oscurare” i danni dello zucchero

Una serie di mail svelano i rapporti che Coca Cola aveva con una lobby di professori utilizzati per promuovere la propria immagine

Un’analisi di migliaia di e-mail ha mostrato fino a che punto Coca-Cola abbia cercato di oscurare la propria relazione con scienziati e accademici della sanità pubblica, riducendo al minimo la percezione del proprio ruolo e utilizzando i ricercatori allo scopo di minimizzare la relazione tra lo zucchero contenuto nelle bevande gassate e la comparsa di obesità.

Un team di accademici del Regno Unito e dell’Italia hanno collaborato con il gruppo statunitense Right to Know, un gruppo investigativo di salute pubblica e consumatori, per ottenere e analizzare oltre 18.000 pagine di corrispondenza e-mail tra la Coca-Cola Company, la West Virginia University e l’Università del Colorado. Lo scopo era appunto capire quanto fosse trasparente questo rapporto e quanto invece finalizzato a nascondere notizie e dati scomodi per la Coca Cola.

Entrambe le università facevano parte di un “gruppo di facciata” finanziato dalla Coca-Cola chiamato Global Energy Balance Network (GEBN), una rete globale di scienziati  che si dice fosse stata creata dal gruppo Coca Cola per minimizzare i legami tra obesità e bevande zuccherate. 

Lo studio, pubblicato sul Public Health Nutrition,  ha eseguito un’analisi narrativa e tematica del contenuto di ben 18036 pagine di e-mail scambiate tra Coca-Cola Company e il GEBN. A queste mail accedeva un gruppo ristretto di persone che faceva parte del gruppo denominato “E-mail Family”.

Il team di ricerca ha trovato prove del fatto che The Coca-Cola Company ha compiuto sforzi significativi per distogliere l’attenzione dal fatto di essere una fonte di finanziamento del GEBN.

Analizzando tutto il materiale sono emerse in particolare due strategie che Coca Coca ha utilizzato per ottenere i propri scopi:

  • Nascondere il ruolo di Coca-Cola come fonte di finanziamento. In uno scambio di e-mail si cercava infatti di diversificare i partner di finanziamento (gonfiando anche le cifre) mentre in altri si nascondevano le informazioni sui finanziamenti.

In una mail si legge ad esempio:

A un certo punto dovremo divulgare questo (finanziamento della Coca-Cola, ndr). La nostra preferenza sarebbe quella di avere altri finanziatori… In questo momento, abbiamo due finanziatori. Coca-Cola e un singolo donatore anonimo … Includere le università come finanziatori/sostenitori supera il test del viso arrossato?”.

In un’altra, invece:

“Stiamo gestendo alcune richieste di GEBN e mentre sveliamo Coca-Cola come sponsor non vogliamo rivelare quanto hanno versato.

  • Sostenere una rete di accademici e promuovere l’avanzamento delle loro carriere oltre che il finanziamento di istituzioni mediche e sanitarie pubbliche affiliate.

Nelle conclusioni dello studio si legge:

“Coca-Cola ha cercato di oscurare la sua relazione con i ricercatori, minimizzare la percezione pubblica del suo ruolo e utilizzare questi ricercatori per promuovere messaggi favorevoli al settore“.

Così ha commentato quanto scoperto Gary Ruskin, direttore esecutivo di Right to Know, convinto che i risultati hanno rappresentato:

 “un punto basso nella storia della salute pubblica e un avvertimento sui pericoli derivanti dall’accettazione di finanziamenti aziendali per il lavoro di sanità pubblica. La ‘famiglia di e-mail’ della Coca-Cola è solo l’ultimo esempio della spaventosa commercializzazione dell’università e del lavoro di sanità pubblica

In effetti questa è solo un’ulteriore conferma di quanto già si sapeva ed era stato svelato da altre inchieste. Non è certo la prima volta che vengono alla luce i mezzi, non proprio puliti, utilizzati da Coca Cola per mascherare il legame tra la sua bevanda più nota e la comparsa di obesità.

Fonti: US Right to Know / The Bmj / Public Health Nutrition

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