Quali sono i cibi più pericolosi che importiamo in Italia? La black list di Coldiretti

Secondo un'analisi di Coldiretti, l'84% dei cibi pericolosi arriva dall'estero da cui importiamo pesce, carni, ortaggi e frutta secca contaminati

Dall’inizio dell’anno a oggi in Italia è stato segnalato un allarme alimentare al giorno e la maggior parte dei cibi pericolosi per la nostra salute provengono dall’estero.

Secondo i dati diffusi da Coldiretti al Forum Internazionale dell’agroalimentare a Cernobbio, nel 2019 sono state presentate 281 notifiche all’Unione Europea; di queste, l’84% hanno riguardato prodotti alimentari importati da altri paesi comunitari ed extracomunitari.

Tra i cibi importati più rischiosi per la salute troviamo il tonno e il pescespada spagnoli che contengono mercurio, ma anche lo sgombro francese, responsabile di infestazioni da Anisakis, un pericoloso parassita.

Dalla Cina abbiamo poi importato diversi alimenti contaminati da metalli pesanti, come nichel, manganese e cromo e da altre sostanza pericolose per la salute, tra cui la formaldeide: si tratta di composti ceduti da utensili e materiali che vengono in contatto con gli alimenti.

Nella classifica dei cibi più pericolosi anche la frutta a guscio e la frutta secca importate da Turchia, Egitto e Stati Uniti da cui abbiamo acquistato pistacchi, arachidi e mandorle contaminati da aflatossine.
Nel corso degli ultimi nove mesi le allerte alimentari hanno riguardato anche carni e molluschi contaminati da agenti patogeni e provenienti da Spagna, Polonia e Ungheria.

Di seguito, la classifica completa dei prodotti alimentari più pericolosi importati in Italia, frutto dell’elaborazione dei dati provenienti dal sistema di allerta Rapido (Rassf) effettuata da Coldiretti:

  1. Pesce dalla Spagna soprattutto per presenza di mercurio
  2. Pesce dalla Francia principalmente per Anisakis
  3. Alimenti importati dalla Cina per presenza metalli ceduti da materiali a contatto con il cibo
  4. Pistacchi dalla Turchia per presenza di aflatossine
  5. Arachidi dall’Egitto per presenza di aflatossine (9)
  6. Cozze dalla Spagna principalmente per contaminazione da Escherichia coli
  7. Carni avicole dalla Polonia contaminate da Salmonella
  8. Pistacchi dagli USA per presenza di aflatossine
  9. Carni avicole dall’Ungheria contaminate da Salmonella
  10. Mandorle dagli USA per presenza di aflatossine

Sempre secondo i dati Rassf, i dieci paesi principali da cui abbiamo acquistato alimenti pericolosi sono la Spagna, con 54 casi segnalati, seguita dalla Cina con 28 notifiche e poi da Turchia (22), Francia (21), Stati Uniti (13), Polonia (11), Egitto (9), Argentina (7), Brasile (6) e Ungheria (6).

Secondo Coldiretti da questi risultati emerge una maggiore garanzia di sicurezza dei prodotti nazionali, con una più alta incidenza di rischi rilevati negli alimenti importati.

“Sugli alimenti importati è stata individuata una presenza irregolare di residui chimici più che doppia rispetto a quelli Made in Italy con i pericoli che si moltiplicano per gli ortaggi stranieri venduti in Italia che sono quasi cinque volte piu’ pericolosi di quelli nazionali, secondo l’ultimo report del ministero della Salute sul “Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti” pubblicato in agosto 2019. Su circa 11.500 i campioni di alimenti (ortofrutta, cereali, olio, vino, baby food e altri prodotti) analizzati per verificare la presenza di residui di prodotti fitosanitari appena lo 0,9% dei campioni di origine nazionale è risultato irregolare ma la percentuale sale al 2% se si considerano solo gli alimenti di importazioni e tra questi il record negativo è fatto segnare dagli ortaggi dall’estero con il 5,9%” sottolinea Coldiretti.

“Una preoccupazione viene anche per l’elevato numero di allarmi alimentari che riguardano Paesi come l’Argentina ed il Brasile che fanno parte del gruppo dei MERCOSUR con i quali l’Unione Europea ha siglato accordi di libero scambio per agevolare proprio le importazioni di riso, agrumi e carne” ha aggiunto Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, sottolineando che anche per queste ragioni l’Italia non dovrebbe ratificare l’accordo commerciale.

Dai risultati di questa analisi, secondo Coldiretti emerge l’importanza di una corretta informazione riguardo ai prodotti alimentari in commercio: le etichette dovrebbero riportare obbligatoriamente le indicazioni relative alla provenienza del cibo che acquistiamo, così che i consumatori possano sapere da dove arriva il cibo che intendono comprare e indirizzare le loro scelte su prodotti italiani, che offrono maggiori garanzie di sicurezza.

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Tatiana Maselli

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