Made in Italy: parmigiano, olio e prosciutto non saranno più etichettati come cibi nocivi (al pari del fumo)

Prosciutto e olio non saranno bollati come “cibi nocivi”: i prodotti più tipici del Made in Italy sono salvi da una maggiore tassazione. L’Assemblea Generale ha infatti promosso una risoluzione che non menziona, a differenza del primo testo presentato al Palazzo di Vetro, la necessità di adottare etichette e una tassazione più elevata per dissuadere dal consumo dei cosiddetti “cibi nocivi”. Certo, per l'uso dell'olio - ingrediente principe della nostra dieta mediterranea - un "bollino nero" poteva essere un elemento a sfavore, ma per il prosciutto... forse no

Salvi i cibi italiani, come parmigiano, prosciutto e olio di oliva, che potevano essere tassati perché ad alto contenuto di zucchero, grassi e sale. Ma siamo sicuri che desistere dal mangiare prosciutto non avrebbe fatto bene a noi e anche all’ambiente?

Prosciutto e olio non saranno bollati come “cibi nocivi” al pari del fumo: i prodotti più tipici del Made in Italy sono salvi da una maggiore tassazione. L’Assemblea Generale ha infatti promosso una risoluzione che non menziona, a differenza del primo testo presentato al Palazzo di Vetro, la necessità di adottare etichette e una tassazione più elevata per dissuadere dal consumo dei cosiddetti “cibi nocivi”. Certo, per l’uso dell’olio – ingrediente principe della nostra dieta mediterranea – un “bollino nero” poteva essere un elemento a sfavore, ma per il prosciutto… forse no.

Esultano così le associazioni di categoria e il ministero all’Agricoltura. Il motivo? Un’etichetta a semaforo avrebbe penalizzato pesantemente un comparto – quello dell’agroalimentare – che in Italia è considerato , lo si voglia o no, un fiore all’occhiello. Di contro, la proposta presentata e approvata il 13 dicembre si limita solo ad invitare gli Stati a promuovere “una dieta e uno stile di vita sano”. Più precisamente, al punto 16 si legge l’intento di “preservare l’alimentazione tradizionale, considerata parte dell’eredità culturale” di ciascun Paese.

Se, infatti, obiettivo di Oms e Onu è far comprendere che ridurre il consumo degli alimenti ricchi di grassi saturi, sale, zuccheri aiuta a prevenire le malattie non trasmissibili, da quelle cardiovascolari a quelle metaboliche, si sarebbe inteso che il metodo migliore non è quello di tassare i migliori prodotti delle tradizioni alimentari e non solo italiani (basti pensare ai formaggi francesi o al jamòn iberico).

Un allarme che era scattato nel momento in cui era iniziata la discussione su una risoluzione che esortava gli Stati membri a promuovere “diete e stili di vita sani, inclusa attività fisica, attraverso azioni e politiche per porre in atto tutti gli impegni legati alla nutrizione, compresi quelli assunti dai capi di Stato e di governo nei vertici sulle malattie non trasmissibili e dall’Oms”.

Nella prima versione del testo si volevano adottare etichette a fronte-pacco e una tassazione più alta per sconsigliare il consumo di alcuni prodotti. E molti cibi della dieta mediterranea avrebbero rischiato di essere penalizzati: sulla bottiglia di olio avremmo potuto trovare un bollino con scritto una cosa del tipo “cibo insalubre”.

Con la versione definitiva della risoluzione, approvata ieri 157 voti a favore, due contrari e un’astensione, la formulazione è stata cambiata facendo leva proprio sulle diete complessivamente non salutari, senza più menzione alcuna nemmeno su quello che potrebbe significare, per esempio, un allevamento intensivo e del tutto fuori controllo di suini.

Se è vero come è vero, come affermano da Coldiretti, che il provvedimento avrebbe potuto “mettere alla gogna l’85% in valore del ‘made in Italy’ a denominazione di origine (Dop)“, è d’altronde molto probabile che sui formaggi e sui prosciutti non tutti la pensano così e avrebbero trovato una maggiore tassazione una cosa giusta e dovuta, per scongiurarne un eccessivo consumo

Leggi anche

Germana Carillo

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook