Il lato oscuro della passata italiana: pomodori egiziani con pesticidi, corruzione e lavoratori sfruttati

Il Comando dei Carabinieri di Tutela Agroalimentare di Salerno ha svelato nuovi dettagli sulle indagini relative all'azienda Attianese, che ha immesso sul mercato semilavorato di pomodoro con pesticidi oltre i limiti di legge

Forse ricorderete il sequestro dello scorso anno che aveva riguardato 821 tonnellate di semilavorato di pomodoro egiziano contaminato da pesticidi. Inizialmente non si conosceva l’azienda protagonista dello scandalo, poi si è scoperto che si trattava di Attianese, di Nocera Superiore. Ora emergono nuovi particolari sulle modalità con cui si è svolta la frode alimentare ai danni dei consumatori.

Riassumiamo brevemente la vicenda. A giugno 2021,  i Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare (RAC) di Salerno hanno condotto l’operazione Scarlatto Due (la precedente operazione Scarlatto riguardava Petti) che ha portato al sequestro di tonnellate di semilavorato di pomodoro che risultava pesantemente contaminato da pesticidi (oltre ai limite di legge) e dunque potenzialmente pericoloso se consumato.

I pomodori, tra l’altro, (di cui una parte erano già stati distribuiti sul mercato) erano di origine egiziana ma le confezioni richiamavano all’italianità del prodotto, generando confusione nei consumatori. Leggi anche: Pomodori egiziani contaminati da pesticidi, nuovo maxi sequestro. Erano destinati al mercato delle conserve italiano

Sul nome dell’azienda protagonista della vicenda c’è sempre stato il massimo riserbo da parte delle autorità. Ma, dal comunicato diramato dopo il sequestro, facendo 2 più 2 non era difficile capire di chi si trattava.

A finire al centro dell’indagine è stata l’azienda Attianese, di Nocera Superiore, in provincia di Salerno, che produce le conserve del marchio Anna. Leggi anche: Pomodoro egiziano ai pesticidi: svelata la marca incriminata per la maxi frode

Nel frattempo le indagini sono andate avanti e, come già preannunciavamo, il Comando dei Carabinieri di Tutela Agroalimentare, ha ora svelato nuovi dettagli che riguardano in particolare le modalità con cui responsabili di Attianese sono riusciti ad immettere sul commercio i prodotti fuori legge.

Come si legge nel comunicato dei Carabinieri:

Le attività investigative – comprendenti l’escussione di persone informate, l’acquisizione e l’analisi di tabulati di traffico telefonico, servizi di osservazione, perquisizioni, intercettazioni, accertamenti bancari – hanno riscontrato la corruzione di D.R.V., funzionario pubblico responsabile dell’I.C.Q.R.F.- Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari di Salerno. In particolare, gli imprenditori, reiteratamente dal 2018, ricevevano dal citato D.R.V. informazioni in relazione alle attività investigative volte a riscontrare la salubrità dei prodotti conservieri commercializzati su larga scala in molteplici Stati esteri dalla S.p.a. oggetto d’investigazione, pattuendo in corrispettivo l’assunzione per la figlia del predetto – con erogazioni di correlati benefici economici – e del medesimo funzionario D.R.V., da compiersi all’atto del suo pensionamento.

Ma concretamente come faceva il semilavorato di pomodoro a superare i controlli? Il meccanismo era semplice:

è stata accertata la sostituzione, da parte degli imprenditori arrestati, del concentrato di pomodoro prelevato da analizzare, contenente pesticidi sopra la soglia consentita, con altro appositamente predisposto dagli imprenditori controllati, con  un’operazione  di disturbo al tracciamento di prodotti nocivi per la salute pubblica.

Ma oltre alla frode alimentare e alla corruzione di un funzionario pubblico, i titolari dell’azienda si sono macchiati anche di altri crimini: intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, dato che impiegavano lavoratori in condizioni di sfruttamento:

lavoratori sottopagati in nero, che percepivano 4,35 euro all’ora, si sono anche concretizzate in turni massacranti di 43 ore continuative di lavoro, con osservazione, videosorveglianza e controllo continuo anche del tempo di permanenza in bagno che, se ritenuto eccessivo, portava alla decurtazione della paga fino ad annullare il pagamento per l’intera giornata lavorativa.

In seguito a tutto quello che è emerso dalle indagini, il Gip ha disposto la custodia cautelare agli arresti domiciliari di Pasquale Maria Terenzio Attianese, e la misura cautelare del divieto di dimora di Daniele Mara Attianese, i due fratelli titolari dell’azienda.

È stato disposto anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 979mila euro (profitto del reato) a cui si aggiunge la sanzione dell’Inps di Salerno di 275mila euro.

Fonte: Comando CC Tutela Agroalimentare 

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