Guarita dal Coronavirus, dona il suo plasma all’Ospedale di Bergamo per salvare la vita dei pazienti in terapia intensiva [VIDEO]

Morena Colombi guarita dal Coronavirus ha donato il suo plasma, ricco di anticorpi, per salvare le vite dei tanti pazienti a rischio.

E’ stata la prima paziente della Brianza guarita dal Coronavirus e la prima a rispondere all’appello dell’Ospedale di Bergamo, donando il suo plasma, ricco di anticorpi, per salvare le vite dei tanti pazienti a rischio. Abbiamo intervistato Morena Colombi, operaia della Intercos, per farci raccontare la sua esperienza e le sue emozioni.

La vicenda di Morena è una storia di coraggio: tornare in ospedale dopo la malattia non è stato facile, ma la spinta di aiutare gli altri e mettersi a disposizione del prossimo ha prevalso sulle preoccupazioni e la paura.  Un bellissimo gesto di generosità e solidarietà per le tante persone che stanno soffrendo, ma anche un’azione che dona speranza e può essere d’esempio.

C’è un grande dibattito rispetto alle cure per il Coronavirus, l’utilizzo del plasma delle persone guarite sembra una soluzione efficace. Qual è la tua esperienza? 

Sono stata contattata il 16 marzo dal dottor Piero Luigi Ruggenenti, primario del reparto di nefrologia dell’Ospedale di Bergamo; mi ha chiesto se fossi disponibile per una donazione di plasma, finalizzata al rilievo di anticorpi da donare a persone gravi in terapia intensiva. È un protocollo che stanno testando e che è stato suggerito, perché praticato in Cina, dai medici di Wuahn, che hanno ottenuto dei buoni risultati.

Il Dottor Ruggenenti mi ha assicurato che il prelievo sarebbe stato indolore e avrebbe avuto una durata di un paio di ore. Pur avendo paura ho accettato, lo avrei fatto anche se mi avessero detto che avrei provato dolore.

Giunta in ospedale, mi hanno portata in una sala assolutamente sicura e sterile: non fanno entrare le persone senza aver assicurato le protezioni necessarie per evitare il contagio, tutto si è svolto in massima sicurezza.

Come funziona il prelievo?

La macchina utilizzata preleva il sangue della persona guarita, lo filtra ed estrae il plasma con gli anticorpi, riportando poi il sangue al donatore. Non c’è quindi bisogno di una trasfusione, perché l’apparecchio prende il sangue e lo riporta. Poi viene tolto il catetere e infilato nella vena femorale. Detto così può sembrare molto doloroso, in realtà fanno un’anestesia locale quindi si avverte solo un leggero pizzico. Infine mi hanno tolto il catetere e tamponata per evitare fuoriuscite di sangue. Subito dopo ero pronta per tornare a casa. Hanno estratto 800 grammi di plasma, che sarebbe andato a un paziente già il giorno dopo.

Come è stato tornare in ospedale? 

All’inizio ero spaventata, però è stato solo un attimo e poi ho detto “Va bene!”

Come hai trovato il personale sanitario? 

Quel giorno a Bergamo ho visto da dentro l’anticamera dell’inferno. Perché loro (i medici e il personale sanitario) sono stremati, lo vedi dal viso e dagli occhi. Combattono come delle rocce, perché loro sono l’unica arma che abbiamo contro questa pandemia, sono le uniche persone che ci possono aiutare. Però sono veramente stanchi, quindi dobbiamo collaborare tra di noi e farlo anche per loro. Più gente arriva più loro si stremano. Si ammalano, i medici diminuiscono e aumentano i malati.

Che messaggio vuoi lanciare alle altre persone?

State attenti, seguite le direttive che ci hanno dato; è importantissimo ed è l’unico modo per arginare il contagio.

Grazie Morena e a tutto il personale sanitario!

Il video riporta all’intervista integrale effettuata tramite Skype.

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