L’infermiera indigena lasciata sola a salvare le tribù dell’Amazzonia dal coronavirus

Vanderlecia Ortega dos Santos, per tutti Vanda, è un'infermiera indigena che sta aiutando le tribù dell'Amazzonia a sconfiggere il coronavirus.

Tutti i giorni indossa guanti e mascherina, la tuta protettiva e inizia il suo giro di visite. Vanderlecia Ortega dos Santos, per tutti Vanda, è un’infermiera indigena che sta aiutando le tribù dell’Amazzonia a sconfiggere il coronavirus. Una battaglia che sta conducendo in solitaria.

La sua storia è raccontata dal sito Oliberal che ha intervistato l’infermiera proprio a Parque das Tribos, la terra ancestrale di 700 famiglie appartenenti a 35 tribù indigene del nord del Brasile. Lo abbiamo raccontato tante volte, con difese immunitarie basse e assenza totale di strutture sanitarie adeguate per il Covid-19, si sta consumando un vero e proprio genocidio per le tribù che rischiano di essere spazzate via dal virus. Vanda su questo fronte sta dando un grandissimo contributo. Il tutto è iniziato per caso. Vincente, un uomo di 69 anni di etnia piratapuia, aveva febbre alta e respirava a fatica, ma non voleva andare nell’ospedale di Manaus. Aveva deciso di rimanere lì e morire nella sua capanna. Chiaramente c’era bisogno di assistenza, ma anche di qualcuno che parlasse la sua lingua. Vanda era la persona giusta. Alla fine, l’infermiera è riuscita ad accompagnare l’uomo in ospedale. Ma quella chiamata inaspettata, ha fatto scattare qualcosa in lei.

infermiera indigena

@Reuters

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“Ho capito che dovevo fare qualcosa. Subito. Mi guardavo intorno e vedevo la gente che si ammalava e poi moriva. Il Covid 19 era arrivato anche da noi”, spiega Vanda  che è di etnia Witoto, dall’estremo nord di Rio Amazonas, al confine con la Colombia.

È una dura battaglia. Parque das Tribos è un insediamento precario con discendenti di 35 comunità indigene, qui manca elettricità e servizi igienici nella maggior parte delle case. Le ambulanze spesso rifiutano di prendere i pazienti in condizioni critiche perché non ci sono cliniche vicine. Quando la pandemia di coronavirus ha iniziato a diffondersi in Brasile, gli indigeni che vivono nelle città o nelle vicinanze si sono trovati in un pericoloso limbo. Molti sono fuggiti nella foresta, ma ci sono problemi per il loro sostentamento. Secondo il Segretariato speciale per la salute indigena (Sesai) la pandemia ha già ucciso 10 indigeni, ma per l’organizzazione indigena Apib sarebbero 18.

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Vanda fornisce analgesici e altri medicinali di base ai suoi pazienti, nonché linee guida per evitare il contagio. Nel suo tempo libero, va di casa in casa indossando una tuta, guanti e maschera.
“Qui la fame ha raggiunto la comunità prima del virus”, avverte Vanda. La distanza sociale imposta per frenare l’epidemia ha scosso l’economia locale, in molti non hanno più reddito.

Da tempo le comunità indigene protestano contro il governo di Jair Bolsonaro che non riconosce i loro diritti e non offre aiuti sanitari. Quando il Ministro della Salute, Nelson Teich, ha visitato Manaus Vanda e due amici lo hanno accolto con una protesta di fronte all’ospedale chiedendo cure mediche e di non abbandonare la popolazione indigena.

Fonte: Oliberal/BBC

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