L’OMS associa la pandemia di coronavirus al cambiamento climatico: “era solo una questione di tempo”

L'arrivo di una pandemia era solo "questione di tempo". La funzionaria dell'Onu collega la pandemia ai cambiamenti climatici

L’arrivo di una pandemia era “una questione di tempo” perché “gli elementi del cocktail erano già serviti: abbiamo avuto un pessimo rapporto con l’ambiente, con gli ecosistemi in crisi, con una deforestazione così aggressiva, pratiche agricole contaminanti con uso di pesticidi. Tutto questo ha reso possibile il salto di specie e ha molto a che fare con il cambiamento delle condizioni delle nostre vite”. Una condizione estrema di stress ambientale che ha aumentato i rischi di pandemia.

Lo ha detto la direttrice della sanità pubblica dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), María Neira,  nella sua conferenza di chiusura delle “Jornadas Iberoamericanas” su Coronavirus e Salute Pubblica (minuto 3:53:00), collegando in maniera abbastanza esplicita l’arrivo della pandemia alle conseguenze del cambiamento climatico. E ha anche ricordato che le epidemie degli ultimi decenni – “AIDS, Ebola e Zika” – provenivano da un “salto dagli animali agli uomini”.

“L’ospite è sempre lo stesso ed è sempre in condizioni ambientali stressanti, con deforestazione e pratiche agricole molto intense, grandi errori nel non preservare la biodiversità così come la commercializzazione di specie animali selvatiche senza protezione nel loro trasferimento, tutto questo ha contribuito alle malattie infettive”, ha detto.

L’esperta ha poi posto l’accento sull’inquinamento da plastica, un problema che ci colpisce sotto tutti i punti di vista:

“In questo momento ci sono milioni di tonnellate di plastica negli oceani e ci sono persone che potrebbero non essere interessate all’ambiente, ma noi stiamo mangiando quella plastica, in una settimana ne mangiamo l’equivalente di una carta di credito, non è questione di attivismo”.

Neira ha anche criticato il fatto che gli stati continuino a sovvenzionare i combustibili fossili, la cui combustione è associata a “7 milioni di morti premature all’anno” e malattie croniche il cui trattamento supera i “5 trilioni di dollari”.

“È una questione di razionalità, smettiamola di dare loro sussidi, 400 miliardi di dollari in sussidi per i combustibili fossili è assolutamente inaccettabile, metteremo barriere per proteggere la salute, per proteggere l’ambiente e dare accesso ai servizi di base, lo faremo per renderli meno vulnerabili”.

Fino a qualche mese fa, l’OMS aveva dichiarato che non c’erano abbastanza prove di una connessione diretta tra i cambiamenti climatici e l’emergere o la trasmissione della malattia COVID-19.

“I cambiamenti climatici possono essere fonte di stress per gli ecosistemi, per la salute umana e di conseguenza per i sistemi sanitari, quindi possono influenzare negativamente, seppur in modo indiretto, la pandemia. Inoltre, quasi tutte le pandemie recenti hanno origine nella fauna selvatica e ci sono prove che l’aumento della pressione umana sull’ambiente naturale favorisca l’emergere di nuove malattie”, si legge sulla pagina delle FAQ dell’OMS.

Come ne usciremo? La funzionaria non ha dubbi: dobbiamo porre il prima possibile le basi, e prendere tutte le precauzioni, per prevenire tutte queste vulnerabilità.

Evitare gli errori che la nostra società ha fatto fino a ora e invertire la rotta. O, aggiungiamo noi, avremo “altri” coronavirus.

“Recuperare il nostro rapporto con la natura e l’ambiente”, conclude la Neira. Non c’è altra strada.

Fonte: Lavanguardia/OMS

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