Long Covid: e se la chiave fosse nell’intestino? Trovata connessione tra microbiota e sintomi prolungati della malattia

Secondo un nuovo studio vi sarebbe una stretta correlazione tra il long Covid e i disturbi del microbiota intestinale, poiché l'infezione da Coronavirus andrebbe a modificare i batteri "buoni" nel nostro intestino.

Molte persone che guariscono dal Covid-19 riferiscono sintomi persistenti come affaticamento, debolezza muscolare e insonnia, noti collettivamente come long Covid.

Ricerche precedenti hanno scoperto che le persone che soffrono di infezione grave da Covid tendono ad avere disbiosi intestinale, un’interruzione nella comunità di microrganismi che vivono nell’intestino. Un nuovo studio ha trovato la prima prova che potrebbe esserci anche una connessione tra la disbiosi intestinale e il long Covid.

Covid-19 e intestino

Ben tre quarti delle persone che si riprendono dal Covid-19 riferiscono di aver sperimentato almeno un sintomo persistente 6 mesi dopo. I sintomi comuni di questa condizione, noti come Covid lungo, includono affaticamento, debolezza muscolare e insonnia. La causa esatta del lungo Covid rimane un mistero, ma i possibili fattori che contribuiscono sono le risposte immunitarie eccessive e il danno cellulare subito durante la malattia. Non è inoltre chiaro il motivo per cui alcune persone che hanno avuto il Covid-19 manifestano sintomi persistenti per settimane o mesi, mentre altri si riprendono completamente.

Nel 2020, i ricercatori del Center for Gut Microbiota Research, parte dell’Università cinese di Hong Kong, hanno trovato un indizio del perché si verifica ciò. Hanno scoperto che le persone con il Covid avevano cambiamenti nel loro microbiota intestinale, ossia la comunità di microrganismi che vive nell’intestino. La raccolta dei genomi del microbiota intestinale è nota come microbioma intestinale. (Leggi anche: Microbiota Vs microbioma: qual è la differenza e perché dovresti aver cura di entrambi)

I campioni fecali dei pazienti Covid contenevano più agenti patogeni o organismi patogeni, e meno batteri buoni. Questa interruzione dell’equilibrio degli organismi nell’intestino, nota come disbiosi intestinale, sembrava essere più estrema nelle persone con malattie più gravi.

Poiché l’intestino svolge un ruolo importante nella regolazione del sistema immunitario, i disturbi del microbiota intestinale possono non solo esacerbare il Covid-19, ma anche causare sintomi persistenti a causa dei continui disturbi immunitari. Le prime prove di disbiosi intestinale nelle persone con long Covid risultavano fino a 6 mesi dopo l’infezione iniziale da SARS-CoV-2. Gli scienziati hanno trovato collegamenti tra gruppi specifici di batteri e sintomi particolari; al momento del ricovero, le persone che avevano sviluppato il Covid lungo tendevano ad avere un microbioma meno vario e abbondante rispetto alle persone completamente guarite.

Lo studio

Gli scienziati hanno reclutato 106 persone con Covid-19 ricoverate negli ospedali di Hong Kong. La maggior parte aveva sintomi lievi a moderatamente gravi. La loro età media era di 48 anni e poco più della metà erano donne. I partecipanti hanno fornito campioni di feci al momento del ricovero, 1 mese dopo e 6 mesi dopo.

I ricercatori hanno utilizzato una tecnica chiamata sequenziamento metagenomico, per analizzare un totale di 258 campioni. Hanno anche analizzato campioni di controllo forniti prima della pandemia da 68 persone abbinate per età, sesso, malattie preesistenti e dieta. Dopo la dimissione dall’ospedale, l’81% delle persone aveva ancora almeno un sintomo persistente 3 mesi dopo. Dopo 6 mesi, il 76% aveva ancora un sintomo.

I sintomi più comuni erano affaticamento, difficoltà di memoria, perdita di capelli, ansia e disturbi del sonno. Nelle persone con long Covid, c’erano differenze nell’abbondanza di 42 specie di batteri; di queste, 28 erano meno abbondanti e 14 più abbondanti. Ad esempio, a 6 mesi dall’infezione, le persone con Covid lungo avevano meno specie di  batteri buoni, Faecalibacterium prausnitzii (F. prausnitzii) e Blautia obeum, nell’intestino.

Avevano anche una maggiore abbondanza delle specie “ostili” Ruminococcus gnavus e Bacteroides vulgatus. Al contrario, le persone che non hanno sviluppato il Covid lungo hanno avuto solo 25 cambiamenti; e dopo 6 mesi dalla dimissione, il loro microbioma intestinale era simile a quello dei controlli.

I ricercatori hanno anche trovato collegamenti tra alcune specie e particolari sintomi di Covid lungo, ad esempio sintomi respiratori correlati con batteri che causano tali malattie, e sintomi neuropsichiatrici e affaticamento associati a specie nosocomiali, come Clostridium innocuum e Actinomyces naeslundii.

Potenziali trattamenti

Lo studio ha dimostrato l’associazione tra microbioma intestinale alterato e Covid lungo, il che suggerisce anche che esiste un’opportunità per migliorare questi sintomi regolando il microbioma intestinale.

I possibili approcci terapeutici potrebbero includere diete che supportano un microbiota intestinale sano ed equilibrato, evitando gli antibiotici ove possibile, integratori probiotici per sostituire le specie batteriche esaurite e trapianti di microbiota fecale.

Limiti dello studio

Gli autori notano diversi limiti nel loro studio. In particolare, come studio osservazionale, non è stato in grado di stabilire se particolari caratteristiche del microbioma intestinale dei partecipanti abbiano effettivamente causato un lungo Covid.

Inoltre, gli scienziati hanno dovuto fare affidamento sulle risposte soggettive dei partecipanti a un questionario sui loro sintomi. Gli autori suggeriscono che la piccola dimensione del campione è un’altra limitazione di questo studio, e che ulteriori ricerche dovrebbero tentare di confermare i loro risultati in coorti più ampie tra popolazioni diverse.

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Fonte: BMJ

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