10.000 francesi pagati per andare a lavoro in bici

25 centesimi a km per chi va al lavoro in bici. In Francia, dallo scorso Lunedi, 10mila fortunati lavoratori potranno far crescere il loro portafogli a forza di pedalare. Il governo ha appena lanciato un esperimento con 19 aziende situate in tutto il Paese per promuovere il pendolarismo in bicicletta.

25 centesimi a km per chi va al lavoro in bici. In Francia, dallo scorso Lunedi, 10mila fortunati lavoratori potranno far crescere il loro portafogli a forza di pedalare. Il governo ha appena lanciato un esperimento con 19 aziende situate in tutto il Paese per promuovere il pendolarismo in bicicletta.

Per sei mesi, i dipendenti che si recano in ufficio con la bici ricevono un compenso monetario di € 25 centesimi per chilometro. In totale, per una persona che vive a 5 Km di distanza dal suo posto di lavoro tale compensazione può raggiungere dai 50 ai 60 euro al mese .

Questo esperimento di bike-to-work durerà fino al 1 dicembre e fa parte del “Piano d’azione per la mobilità attiva”, presentato dal ministro dei Trasporti il 5 marzo scorso. “A livello nazionale abbiamo un notevole ritardo rispetto ai nostri vicini europei”, aveva sottolineato in quella occasione Frédéric Cuvillier. In Francia solo il 2% dei lavoratori pendolari usa la bicicletta per andare in ufficio, con una percorrenza media di 3,4 km.

Prima di estendere questa misura, però, il governo ha voluto testarne l’efficacia. E ci sarà anche un’inchiesta della ADEME, l’Agence de l’Environnement et de la Maîtrise de l’Energie, per misurare l’impatto sugli abbonamenti al trasporto pubblico.

Tutto è guidato dal dolce sogno di rendere la Francia una novella Olanda: l’ambizione è quella di raggiungere lo stesso livello di pratica del ciclismo nei paesi nordici, come i Paesi Bassi e la Danimarca. Ad Amsterdam e Copenaghen, la regina dei trasporti è solo lei, la bicicletta, che copre rispettivamente il 22 e il 31% dei viaggi. Se i risultati del test saranno promettenti, verrà effettuato un secondo esperimento su larga scala. E magari contagerà anche noi che siamo qui, dall’altra parte delle Alpi.

Roberta Ragni

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