Le case automobilistiche che inquinano di più: la nuova classifica di Greenpeace

Nel suo complesso, nel 2018 il settore automobilistico ha prodotto il 9% delle emissioni globali di gas serra, più di tutta l’Ue. Ecco chi inquina di più.

Quali sono le auto che inquinano di più? I veicoli sono da sempre una delle cause principali di smog, ma ora, nonostante ci sia una buona fetta di mercato ormai dedicata alle auto elettriche, la parallela e rapida diffusione di modelli più grandi e pesanti come i SUV – e non solo –  sta causando un ulteriore incremento delle emissioni. Ma quali sono le case automobilistiche più inquinanti?

Nel complesso, nel 2018 il settore automobilistico ha prodotto il 9% delle emissioni globali di gas serra, più di tutta l’Unione europea. Secondo il report di Greenpeace “Scontro con il clima: come l’industria automobilistica guida la crisi climatica”, Volkswagen risulta essere l’azienda che produce la maggior quantità di emissioni. Mentre Fiat Chrysler Automobiles (FCA) detiene il primato negativo di azienda più inquinante per emissioni medie per veicolo.

A finire sotto la lente di ingrandimento sono state in totale 12 compagnie automobilistiche. Oltre a VW Group e FCA, ci sono Renault-Nissan Alliance, Toyota, General Motors, Hyundai-Kia, Ford Motor Corp, Honda, PSA Group (incl Opel), Suzuki, Daimler AG e BMW AG.

Per diversi decenni le case automobilistiche hanno affermato di comprendere la grave minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici. Durante i motor show, espongono spesso svariati modelli alternativi più ecologici dei tradizionali, ottenendo una copertura mediatica molto positiva. Le loro pubblicità inoltre pongono spesso l’accento sulla grande preoccupazione che queste case dicono di avere per il nostro benessere e la nostra sicurezza, in particolare per quella dei nostri figli. Tuttavia, le loro scelte industriali raccontano una storia molto diversa”, con questa denuncia comincia il rapporto di Greenpeace, che chiede a tutte le case automobilistiche di fermare la produzione e la vendita di auto diesel e benzina entro il 2028, compresi i modelli ibridi, e di impegnarsi davvero nella produzione di veicoli elettrici più piccoli, leggeri ed efficienti dal punto di vista energetico.

Il rapporto

Il report di Greenpeace esamina l’impatto sul clima di quelle 12 case automobilistiche mondiali, fornendo nuovi calcoli che mostrano l’impronta di carbonio (“carbon footprint”) di cui sono state responsabili nel 2017 e nel 2018. Ne emerge la dimostrazione di una totale mancanza di progressi in cinque grandi mercati: Stati Uniti, UE, Cina, Giappone e Corea del Sud.

Di fatto, nonostante i continui avvertimenti e la crescente comprensione della gravità della crisi climatica, l’industria automobilistica faccia ancora troppo poco.

Ecco un po’ di numeri:

  • il settore automobilistico, con 86 milioni di auto vendute nel 2018, si stima sia responsabile di 4.8 gigatonnellate (Gt) di CO2 equivalente (CO2eq), circa il 9% del totale delle emissioni globali di gas serra, più delle emissioni dell’intera Unione Europea (4.1 Gt CO2eq);
  • complessivamente le 12 aziende analizzate in questo report sono responsabili di 4.3 GT di CO2eq;
  • le 5 aziende con le emissioni più elevate sono: VW (582 milioni di tonnellate di CO2eq), Renault Nissan (577 milioni tonnellate di CO2eq), Toyota (562m tonnellate di CO2eq), General Motors (530 milioni tonnellate CO2eq), Hyundai-Kia (401m tonnellate di CO2eq);
  • Volkswagen è stata l’azienda con le emissioni più alte tra i costruttori di auto nel 2017 e 2018. Nel 2018 le emissioni di VW sono state 582 milioni di tonnellate di CO2eq, più delle emissioni di gas serra dell’Australia (535 milioni tonnellate di CO2eq);
  • Fiat Chrysler Automobiles ha registrato le emissioni più alte per veicolo. Non è un dato sorprendente, visto che le vendite di questo marchio, soprattutto negli Stati Uniti, sono state in gran parte relative a SUV e pick-up;
  • nel 2018 le emissioni totali di gas serra di FCA sono state maggiori di quelle dell’intera Spagna.

case automobilistiche

Il nocciolo della questione, insomma, è, secondo Greenpeace, quella che viene chiamata “inazione” dell’industria automobilistica: sono passati quasi quattro anni dalla firma dell’accordo di Parigi e la transizione verso un sistema di trasporti rispettoso del clima è emersa come una priorità importante. Eppure, è praticamente diventato ormai urgente che le case automobilistiche abbandonino le auto a diesel e a benzina, compresi i modelli ibridi, cessando le vendite di queste categorie entro il 2028. Uno studio realizzato dall’Istituto Aerospaziale Tedesco (DLR), per conto di Greenpeace Belgio, mostra infatti che per avere una possibilità di circa il 66% di mantenere l’aumento medio di temperatura globale entro 1.5°C (soglia indicata dalla scienza per evitare le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici), le auto diesel e benzina dovranno essere rapidamente abbandonate, con uno stop alle vendite previsto in Europa per il 2025 per le nuove auto e per il 2028 per le ibride.

Per allinearsi all’obiettivo 1.5°C, allora, cosa si dovrà fare? Di certo abbandonare i motori a combustione interna, compresi gli ibridi convenzionali (che di fatto non superano la tecnologia dei motori a combustione interna) fermando le nuove vendite al più tardi entro il 2028. Per fare questo le aziende dovranno: pubblicare report annuali sulle emissioni di gas serra che includano le emissioni, a livello di azienda, relative alla vendita di auto su scala globale e locale, che evidenzino le emissioni relative al Life Cycle Assessment (LCA) di ogni modello, e le emissioni di tutta la filiera industriale; fissare un obiettivo a livello aziendale per l’abbandono della auto diesel e benzina, compresi gli ibridi, in tutti i mercati. E stabilire una roadmap per una transizione verso il 100% di veicoli elettrici.

Inoltre, dovranno costruire veicoli elettrici piccoli, efficienti e avere una filiera di produzione sostenibile e superare il modello che porta a produrre sempre più auto.

Occorre una rivoluzione della mobilità e del settore dei trasporti, e le aziende automobilistiche, che oggi stanno ostacolando questo cambiamento proponendo false soluzioni come le macchine ibride, devono invece esserne protagoniste – conclude Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima di Greenpeace Italia. L’industria dell’auto deve abbandonare completamente gli inquinanti motori a combustione interna, smettere di seguire un modello di business sbagliato che prevede un costante aumento della vendita di veicoli, e puntare su servizi che si integrino con il trasporto pubblico, come il car sharing e il car pooling”.

In questi giorni produttori di auto e rappresentanti politici da tutto il mondo parteciperanno a Francoforte al Salone dell’Automobile, la più grande fiera del settore a livello globale. Il 14 settembre Greenpeace, insieme ad altri gruppi e a migliaia di persone, manifesterà – muovendosi a piedi o in bicicletta – davanti all’ingresso del Salone per chiedere una rapida transizione verso modelli di trasporto più sostenibili.

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Germana Carillo

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