L’Aja salva le balene: è illegale. Stop alla caccia in Giappone

Il Giappone dovrà dire addio alla caccia alle balene. L'Aja, la Corte Internazionale di Giustizia si è espressa oggi, stabilendo che il paese non potrà più portare avanti questa selvaggia pratica. Fini scientifici, aveva replicato il Giappone, ma la Corte non ha abboccato respingendo la tesi avanzata dal paese per giustificare il proprio operato a danno di questi maestosi giganti del mare

Il Giappone dovrà dire addio alla caccia alle balene. L’Aja, la Corte Internazionale di Giustizia si è espressa oggi, stabilendo che il paese non potrà più portare avanti questa selvaggia pratica. Fini scientifici, aveva replicato il Giappone, ma la Corte non ha abboccato respingendo la tesi avanzata dal paese per giustificare il proprio operato a danno di questi maestosi giganti del mare.

Il Giappone deve revocare tutte le autorizzazioni esistenti, permessi o licenze concessi in relazione al JARPA II, e deve astenersi dal concedere ulteriori autorizzazioni rilasciate a norma di tale programma” di ricerca, ha detto il giudice della Corte Internazionale di Giustizia, il principale organo giurisdizionale delle Nazioni Unite.

La flotta del Giappone svolge un’annuale caccia alle balene nonostante le proteste che ormai da anni si levano contro tale violenta pratica e nonostante una moratoria mondiale. Finora il paese si è appellato ad una scappatoia nella legge che consente l’uccisione dei mammiferi per la ricerca scientifica. Senza contare che la carne di balena è comunemente disponibile per il consumo alimentare in Giappone.

Ogni anno, gruppi ambientalisti come quelli di Sea Shepherd cercando di mettere i bastoni tra le ruote ai cacciatori giapponesi con esiti tutt’altro che pacifici. Vere e proprie battaglie navali, come quella che ha avuto luogo circa due mesi fa e che ha visto protagoniste in acque australiane la Bob Barker con a bordo gli attivisti di Sea Shepherd, speronata da una nave arpionatrice della flotta baleniera giapponese, la Yushin Maru N.2.

Ed è stata proprio l’Australia ad aver avviato la battaglia in tribunale contro il Giappone. Il governo australiano, nel 2010, ha presentato alla Corte di Giustizia dell’Aja la sua memoria d’accusa contro il Giappone per la violazione delle norme internazionali che regolano la caccia alle balene nell’Oceano Antartico, sostenendo che si tratta di una caccia a scopo commerciale che usa la ricerca come pretesto.

La caccia alle balene in Antartide dunque è vietata al Giappone. Una decisione senza appello e vincolante per le parti, precisa la Corte, che ha accolto all’unanimità il ricorso presentato dall’Australia.

Ma non è solo il Giappone a praticare la caccia alle balene. Senza andare troppo lontano, anche nella parte settentrionale dell’Europa, al largo delle isole Faroe, per nulla frenate dai tribunali internazionali, la Norvegia, l’Islanda e la Groenlandia portano avanti le loro torture, si legge sul Guardian. Qui, migliaia di balene pilota muoiono ogni anno.

Siamo soddisfatti di questo pronunciamento che ci dà ragione. Sosteniamo da sempre che la caccia alle balene nell’Oceano Antartico non è necessaria per la scienza e deve essere abbandonata. Chiediamo al Giappone di rispettare la sentenza e mandare in pensione la baleniera Nisshin Maru” ha detto Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. “Invece di cercare di proseguire la caccia modificando l’attuale ‘ricerca’ il Giappone deve unirsi ai programmi di ricerca scientifica internazionali in Antartide per studiare le balene e l’ambiente e sostenere la creazione di una rete di aree protette nell’Oceano Antartico per proteggere l’intero ecosistema”.

Per il testo integrale della sentenza, clicca qui

Francesca Mancuso

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