Bio, benessere garantito: nonostante la crisi 7 italiani su 10 comprano biologico

Il dossier presentato da AIAB, Coldiretti e Legambiente in occasione della XIII edizione della Biodomenica, mostra che il biologico è in continua crescita portando l'Italia in vetta alle classifiche europee

Il biologico, un settore che non conosce crisi. A dispetto delle ristrettezze economiche provocate dalla crisi, gli italiani non rinunciano ai prodotti genuini e di qualità. È quanto emerge dal dossier “Bio, benessere garantito” presentato da AIAB, Coldiretti e Legambiente in occasione della XIII edizione della Biodomenica, la giornata dedicata all’agricoltura biologica che si è svolta ieri in alcune piazze italiane.

Secondo il rapporto, ben 7 consumatori su 10 acquistano bio, dando all’Italia lo speciale primato di principale produttore europeo in termini di quantità e diversità delle produzioni, con i suoi 1.100.000 ettari certificati.

Queste le cifre del biologico in Italia relative al 2011:

1.111.222 pasti serviti nelle mense scolastiche

1.116 mense scolastiche che servono prodotti biologici

1.349 agriturismi biologici

2.535 produttori biologici che praticano la vendita diretta

213 mercatini che vendono prodotti biologici

167 siti di e-commerce che vendono on-line prodotti biologici

267 ristoranti

1212 negozi specializzati

861 gruppi di acquisto

293 importatori.

Fatturato. il dossier mostra che in Italia il settore biologico ha incassato circa un miliardo e 550 milioni di euro l’anno, con 1.096.889 di ettari investiti nelle coltivazioni biologiche, portando l’Italia al settimo posto nella classifica mondiale con il 3% circa della superficie complessiva.

Occupazione. Il settore del bio fa bene anche al mercato del lavoro. Gli operatori infatti sono cresciuti dell’1,3% rispetto al 2010. Dove? Le regioni con una maggiore presenza di aziende bio è la Sicilia seguita dalla Calabria, mentre per le aziende di trasformazione impegnate nel settore spicca l’Emilia Romagna seguita da Lombardia e Veneto.

La spesa. C’è stato nel 2011 un aumento della spesa dell’8,9% su base annua, in leggero rallentamento rispetto al tasso di crescita del 2010, ma in chiara controtendenza con la riduzione complessiva dei consumi di generi alimentari convenzionali. Come dire: attenti sì, ma senza rinunciare al cibo sano.

Quali sono i cibi bio più richiesti? Il cibo bio più consumato in termini di spesa è ancora rappresentato dalle uova, grazie anche al buon incremento registrato rispetto al 2010 (+21,4%), ma gli aumenti nei consumi si rilevano soprattutto per i prodotti lattiero-caseari con una crescita degli acquisti nel 2011 del 16,2% e per altri alimenti come biscotti, dolciumi, snack (+16,1%) e bevande analcoliche (+16%). Aumentano ma in manira meno rilevante le vendite di prodotto ortofrutticoli (+3,4%), che restano comunque la categoria principale tra i prodotti biologici consumati, raggiungendo un’incidenza sul totale pari a quasi un terzo. In termini geografici, la crescita degli acquisti nel corso del 2011 è stata più accentuata al Sud (+19,2%), anche se le regioni settentrionali mantengono un peso preponderante, con oltre il 70% di incidenza sul totale.

Secondo il dossier, alla luce di questi dati è evidente che il settore agricolo dovrà ricoprire più importanza nella politica climatica. In base al Rapporto sullo stato dell’agricoltura dell’Istituto nazionale di economia agraria, l’agricoltura nel 2050 rappresenterà un terzo delle emissioni totali dell’Europa, una quota tre volte superiore a quella attuale. E i metodi utilizzati dall’agricoltura biologica potrebbero rappresentare una valida alternativa, non solo per via della minore emissione di gas serra, ma anche per i minori consumi energetici e per la maggior capacità di adattarsi ai cambiamenti.

Lo dicono le cifre. Uno studio svolto negli Stati Uniti da un gruppo di ricerca del Dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti (Usda), del Rodale Institute e della Cornell University, ha mostrato che il biologico contribuisce all’accumulo di carbonio nel terreno – evitando così la liberazione in atmosfera di CO2– e a un minore consumo di energia. Messi a confronti, un campo coltivato ad agricoltura convenzionale, con mais e soia in rotazione e con utilizzo di fertilizzanti chimici ed erbicidi, trattiene 217 chili di carbonio per ettaro all’anno, mentre un terreno biologico con allevamento coltivato a frumento, mais, erba medica da foraggio e soia, e che fertilizza col compost prima del mais, trattiene in media 1.218 chili di carbonio per ettaro all’anno. La riduzione delle emissioni inquinanti in quest’ultimo caso è quasi sei volte superiore all’agricoltura convenzionale.

Se il benessere è uno stato soggettivo, il biologico è invece oggettivamente un metodo produttivo virtuoso, che garantisce ormai da venti anni di regolamentazione europea, un cibo di qualità con attenzione verso il terreno, l’acqua, la biodiversità, il clima, gli animali, l’agricoltore e, alla fine della filiera, il cittadino – hanno dichiarato AIAB, Coldiretti e Legambiente -. Sono queste le basi del consumo critico e consapevole che permette ai cittadini di scegliere quello che vogliono mangiare in termini di qualità, sostenibilità ambientale e rispetto della tradizione alimentare. Un modello di produzione e distribuzione differente che – come confermano anche i dati e l’affluenza di oggi nelle piazze – è divenuto ormai una risposta concreta alla crisi“.

Francesca Mancuso

Scarica qui il dossier completo in pdf

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