Se anche tu togli la buccia a mele, pere e altra frutta, stai commettendo un errore secondo il nutrizionista

Quando e come dovremmo mangiare la frutta? Non sempre togliere la buccia è una buona idea. Ecco cosa dicono gli esperti

Alcuni frutti andrebbero mangiati sempre (o quasi) con la buccia. Scopriamo perché e qual è il parere dei nutrizionisti al riguardo 

Tutti sappiamo che è importante mangiare frutta fresca e di stagione quotidianamente. La raccomandazione degli esperti è quella di assicurarsi ogni giorno il consumo di 3-5 porzioni tra verdura e frutta (ma se si superano queste quantità tanto meglio).

Così possiamo fornire al nostro organismo diverse sostanze utili, soprattutto vitamine e sali minerali. Ma quando e come dovremmo mangiare la frutta? Siamo soliti ad esempio togliere la buccia, ma davvero è una buona abitudine o forse esistono frutti che sarebbe meglio consumare nella loro interezza?

Abbiamo voluto chiarire alcuni punti importanti riguardo al consumo di frutta chiedendo il parere a due medici e nutrizionisti.

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La frutta va mangiata con la buccia?

Se anche voi togliete la buccia a mele, pere ed altri frutti. Sembra proprio che dobbiate ricredervi:

“La frutta andrebbe sempre mangiata con la buccia. Nelle buccia delle frutta vi sono fibre alimentari non solubili, cere vegetali e poche proteine, lipidi, zuccheri ed acqua” ci ha detto il dottor Alessandro Targhetta, medico omeopata ed esperto in intolleranze alimentari.

La frutta è un’importante fonte di sostanze antiossidanti, ma il valore nutrizionale sembra si concentri principalmente nella buccia e nella parte della polpa immediatamente sottostante. Ma come mai proprio nelle parti più esterne della frutta sono racchiuse tante proprietà?

“La spiegazione è semplice – ci ha detto Roberta Martinoli, medico e nutrizionista – gli antiossidanti hanno il compito di proteggere il frutto stesso dall’azione aggressiva degli agenti atmosferici e dall’attacco di insetti, muffe e batteri”.

Ma quali sono davvero i vantaggi del mangiare frutta con la buccia? Il dottor Targhetta ci spiega che:

La buccia delle frutta serve a far aumentare la massa fecale, migliorando lo svuotamento intestinale. Come uno spazzino pulisce l’intestino e stimola la peristalsi intestinale, combattendo la stipsi. Promuove inoltre lo sviluppo di una buona flora batterica intestinale, nutrendo il microbiota come un vero prebiotico.

Concorda la dottoressa Martinoli che ci fornisce anche qualche dettaglio in più:

La fibra solubile contenuta nella buccia (pectine, gomme, mucillagini, galattomannani) rallenta il tempo di svuotamento gastrico dando un maggior senso di sazietà, riduce l’assorbimento di colesterolo a livello intestinale, migliora il controllo glicemico nei soggetti con intolleranza al glucosio e nei diabetici. Maggiore è il contenuto in fibra della frutta e minore è il picco glicemico raggiunto a fine digestione. Così se mangiamo un’arancia a spicchi il livello di glucosio si alzerà più lentamente di quando beviamo una spremuta.

Si può mangiare la buccia di tutti i frutti?

La risposta, secondo i nostri esperti è no. “Non tutti i frutti vanno mangiati con la buccia. Quelli da non mangiare con la buccia sono: nespole, banane, cocco, fichi d’india, ananas, kiwi, angurie e melone” ci ha spiegato il dottor Targhetta.

Mentre è possibile consumare la buccia degli agrumi, anche candita, eliminando la parte bianca interna, che risulta troppo amara. La dottoressa Martinoli ci avverte però che:

Grande attenzione va posta al consumo di agrumi con la buccia. Arance, pomplemi, clementine vengono sottoposti ad un trattamento anti­muffa con tiabenzadolo (E233) e bifenile (E230). Se trattata in questo modo la frutta dovrà riportare la dicitura “buccia non edibile” in etichetta!”.

È essenziale che sia biologica?

Soprattutto se vogliamo mangiare la buccia, è importante acquistare e consumare frutta di provenienza biologica.

“Mangiare la frutta con la buccia significa fare il carico di sostanze utili alla nostra salute ma potrebbe significare allo stesso tempo assumere fitofarmaci o altre molecole chimiche derivanti dall’inquinamento ambientale. Per evitare il rischio di una potenziale intossicazione il consumo di frutta da agricoltura biologica è di certo una strategia valida. Va detto comunque che per ogni fitofarmaco viene stabilito il tempo di carenza vale a dire il numero minimo di giorni che deve intercorrere tra la data in cui è stato eseguito l’ultimo trattamento e la data di raccolta. Durante questo periodo il principio attivo ha il tempo di degradarsi fino ad un livello tale da non produrre effetti nocivi sul consumatore. Ad ogni modo è buona norma lavare accuratamente la frutta se l’intenzione è quella di mangiarla con la buccia. Sciacquare la frutta più volte in acqua corrente può rimuovere dal 75% all’80% dei residui chimici” ha specificato la dottoressa Martinoli.

Rimane dunque in ogni caso una quantità di sostanze nocive che è decisamente meglio evitare. Il dottor Targhetta a proposito è decisamente più categorico:

“Non vi sono modi di ‘lavare via’ i pesticidi che si accumulano nella buccia. O mangiamo frutta biologica o dobbiamo buttare via la buccia” ci ha detto.

Quando mangiarla 

Spesso poi ci si chiede quando è meglio mangiare la frutta per godere a pieno delle sue proprietà. Ecco allora cosa ne pensano i nostri esperti:

“Il momento migliore per mangiare la frutta è al mattino a colazione, oppure a metà mattina o a metà pomeriggio, mai dopo i pasti! La frutta se consumata a fine pasto, rallenta la digestione dei cibi che abbiamo appena assunto, sia carboidrati che proteine. La frutta deve trovare lo stomaco vuoto e precipitare nell’intestino, senza fermarsi nello stomaco e fermentare” ci consiglia il dottor Targhetta.

Confermato quindi il fatto che è meglio distanziare l’assunzione di frutta dai pasti principali per evitare fastidi e assorbirla meglio.

La dottoressa Martinoli specifica poi che:

La frutta contiene una miscela di saccarosio, glucosio e fruttosio; il contenuto relativo dei vari zuccheri è in relazione al tipo di frutto, alla varietà e al grado di maturazione. Il fruttosio una volta assorbito dai villi intestinali viene portato al fegato attraverso la circolazione entero­epatica. Qui subisce due diversi destini metabolici: può venire convertito in glucosio oppure in acidi grassi. Per questa ragione, a meno che non parliamo di soggetti con elevato dispendio energetico, mangiare frutta a fine pasto può contribuire all’accumulo di acidi grassi nel parenchima epatico, condizione nota come epatosteatosi (vedi a tal proposito l’articolo di Tappy L e Le KA “Metabolic effects of fructose and the worldwide increase in obesity“) . Meglio sarebbe consumare la frutta a colazione o negli spuntini tra un pasto e l’altro.

Il dottor Targhetta ci suggerisce poi una cosa molto importante:

I frutti vanno mangiati da soli. La macedonia va evitata. Molti frutti non si combinano bene tra di loro, ovvero non vengono ben digeriti se associati assieme. Possiamo mangiare frutti diversi nella stessa giornata, ma sempre in momenti diversi.

Continuiamo dunque a mangiare frutta ma teniamo bene a mente tutti questi preziosi suggerimenti!

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