Zero solfiti, nessun additivo e alta digeribilità, i vini naturali conquistano il mercato e i consumatori più esigenti

Vediamo perché il consumatore dovrebbe mettere da parte i vini presenti nella grande distribuzione sostituendoli con quelli naturali.

A cavallo tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, il settore dei vini, quelli italiani compresi, ha man mano vissuto un periodo di forte espansione. Se è vero che un simile exploit ha comportato maggiori introiti per le aziende, con un ritorno positivo per l’economia intera, è altrettanto vero che ha trasformato tale materia prima in un business a tutti gli effetti.

Quello che era infatti, fino a qualche decennio prima, solo e soltanto il frutto della maestria artigianale e di tradizioni gelosamente tramandate in generazione, si è rapidamente tramutato nell’esito di una ricetta il cui obiettivo primario non era quello di rimandare ai sapori di una volta, ma di attrarre sempre più clienti nel mercato globale.

Ci si è quindi sempre più allontanati da quelle radici che conferivano al vino quel sentore magico, quelle caratteristiche organolettiche che ne hanno decretato il successo. Soprattutto negli ultimi anni, tuttavia, questo apparentemente inarrestabile andamento, fatto di sapori standardizzati, è soggetto quanto meno ad una parziale revisione. Questo perché la lente di ingrandimento sta nuovamente per essere puntata verso quelle origini tuttora fatte di produttori che, ribellandosi ad una modernità disattenta, non si sono mai discostati da usanze secolari.

La riscossa dei vini naturali

I produttori di cui si è appena fatta menzione rappresentano dei veri e propri custodi, portavoce di quegli insegnamenti di origine ancestrale e di quella scienza relativamente esatta i cui connotati possono solo e soltanto venir disegnati da lavorazioni abili e certosine. A tal proposito, risulta spontaneo il riferimento al concetto di vino naturale. Ma di che si tratta? Il termine identifica quei vini soggetti ad una manipolazione umana senz’altro minore, sia per quello che concerne le fasi di lavorazione espletate in vigna sia per quello che riguarda la cantina. In sostanza, la naturalità del vino è direttamente proporzionale al basso utilizzo di prodotti di origine chimica e di tecnologie varie.

Perché optare per i vini naturali?

vini naturali

La corrente di pensiero di cui fanno parte quei vignaioli che puntano esclusivamente alla produzione di vini naturali è quella di passare dal succo d’uva al vino, con la minima invasività umana. Ma quali sono motivazioni di una simile filosofia? Perché il consumatore dovrebbe mettere da parte i vini presenti nella grande distribuzione sostituendoli con quelli naturali?

  • dai lieviti secchi ai pesticidi, dalle albumine fino ad arrivare ad additivi di vario genere. Questo, insieme a tanto altro ancora, è tutto ciò che la legislatura a proposito consente di immettere nei vini tradizionali. I vini naturali, all’opposto, presentano al proprio interno esclusivamente quantità risibili di anidride solforosa, naturalmente prodotta in fase di fermentazione;
  • come in precedenza accennato, la produzione dei vini cosiddetti “convenzionali” è spesso volta ad appassionati del vino e non che desiderano un prodotto standard. Ciò avviene perché le lavorazioni, a partire dalla selezione dei lieviti, conferiranno ai vini delle proprietà agevolmente individuabili. Discorso decisamente differente vale per i vini naturali. La loro vinificazione, infatti, è effetto di lieviti presenti naturalmente sulle bucce dell’uva, sia in cantine caratterizzate ognuna da alcune specificità altrove introvabili. Il vino naturale, in questo modo, non solo diverrà espressione del lembo di terra in cui è stato prodotto, ma anche della cantina di provenienza;
  • dedicarsi alla produzione di vini naturali significa fare una sorta di viaggio indietro nel tempo, quando la tecnologia era ancora lontana dallo scalzare la sapiente mano dell’uomo. Le uniche sostanze usate erano quelle che la natura magnanimamente offriva. Tutti coloro che quindi amano le sensazioni gustative di una volta non possono che far ricadere la propria scelta sui vini naturali;
  • l’agricoltura intensiva abusa dell’ecosistema in nome di una sfrenata produttività. Il vino naturale è piuttosto risultato di ciò che la natura sceglie, insieme a tutte quelle situazioni che, messe tra loro insieme, contribuiscono a farne un prodotto dalla qualità indiscutibile;
  • in ultimo, non in ordine di importanza tuttavia, vi è una spiccata digeribilità. Dato il quantitativo di sostanze chimiche, venir afflitti da sensazioni tutt’altro che gradevoli, come la pesantezza alla testa, è il prezzo che bisogna pagare per produzioni dove la resa è fruttuosa ma la qualità latitante. Nessun additivo, solfiti zero ed un’alta digeribilità. Questo, insieme a tanto altro, è tutto ciò che contraddistingue i vini naturali.

La crescita nei consumi

vini naturali

Le abitudini delle generazioni attuali, soprattutto dei millennials, fatte di attenzione all’ambiente e dalla ricerca continua della qualità, porterà il consumo dei vini naturali verso la ragguardevole quota del 3,7 % del consumo totale. Addentrandosi ancora di più nei numeri, alcune stime affermano che nel 2022, in tutto il mondo, verranno acquistate 87,5 milioni di casse di vini ad origine naturale. L’incremento, se si tiene in considerazione il periodo 2017-2022, sarà quindi caratterizzato da un andamento percentuale di segno positivo, pari al 9,2%. Ancora, le superfici dedicate alla coltivazione di vigneti biologici sono cresciute del 234% in soli 10 anni, dal 2007 al 2017.

Attenzionando alcuni tra i maggiori Paesi, il quadro che si prospetta è il seguente:

  • nel Regno Unito, un inglese medio sarà disponibile a pagare anche il 38% in più rispetto a ciò che spenderebbe per un vino “industriale”. Il progresso dei vini naturali sarà quindi quantificabile in un +9,4% entro il 2022;
  • per quello che invece attiene al mercato statunitense, la crescita dei consumi sarà ancora maggiore, sfiorando quota 14%. I 2/3 del vini biologici bevuti dagli americani sono prodotti all’interno dei propri confini, con la fetta di popolazione più dedita all’acquisto di questi che è rappresentata dai millennials ad alto reddito;
  • il mercato più influente al mondo per i vini senza solfiti è però quello tedesco. Qui, ogni anno, l’utilizzo dei vini naturali cresce del 18%. Quella che all’apparenza sembra ancora un settore di nicchia, ad oggi racchiude invece il 6% del consumo globale teutonico;
  • ed in Italia? Nel nostro Paese, nel corso degli ultimi dodici mesi, i vini naturali hanno assistito ad un raddoppio dei propri consumatori. L’incremento, se si analizza l’ultimo quinquennio, è già visibilmente riscontrabile da qualche anno. Nel 2013, infatti, essi occupavano una porzione di mercato esigua e non superiore al 2%. L’anno seguente, nel 2014, la crescita in percentuale è stata ragguardevole, con l’11% dei soggetti che è rimasto piacevolmente colpito dal prodotto. Dieci punti percentuali sono, ancora, stati conquistati nel 2015, visto un traguardo toccato pari al 21%. Nel 2017, 3,84 milioni sono stati i litri di vino ad origine bio venduti nella grande distribuzione. Il tasso di crescita che ne deriva, ancora per l’anno 2017, è stato superiore di ben 20 volte rispetto a quello della media del settore. Le vigne al “naturale” si sono duplicate soprattutto negli ultimi cinque anni. A salire sul podio sono Sicilia, Puglia e Toscana, la cui produzione globale costituisce i 2/3 del totale nazionale. Scopri i vini naturali Cliccando qui.
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