Pane nero al carbone vegetale: i panificatori rischiano la denuncia per truffa

Attenzione al pane nero preparato con il carbone vegetale. Dopo il caso dei dodici panificatori pugliesi denunciati per l’utilizzo del carbone vegetale come additivo non autorizzato, sotto forma di colorante E153, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato interviene per fare chiarezza.

Attenzione al pane nero preparato con il carbone vegetale. Dopo il caso dei dodici panificatori pugliesi denunciati per l’utilizzo del carbone vegetale come additivo non autorizzato, sotto forma di colorante E153, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato interviene per fare chiarezza.

In particolare la CNA Alimentare sottolinea che i panificatori rischiano la denuncia per truffa nel momento in cui decidano di utilizzare il carbone vegetale come colorante per il pane e come pretesto per presentarlo quale alimento dalle caratteristiche maggiormente salutari rispetto al pane comune.

In realtà la diffusione del pane nero al carbone vegetale, talvolta pubblicizzato come ingrediente in grado di aumentarne la digeribilità, è dovuta soprattutto a questione estetiche. Un pane o un altro impasto di colore nero può rendere una ricetta tradizionale molto particolare e catturare soprattutto la vista e la curiosità di chi è alla ricerca di nuove idee da portare in tavola.

Gli aspetti benefici legati all’utilizzo del carbone vegetale per preparare il pane sono stati messi in discussione dopo le denunce di truffa in Puglia. Ed ecco allora che altri panificatori che impiegano questo ingrediente per preparare il pane nero potrebbero rischiare altrettanto.

La CNA ricorda infatti che la normativa di settore non consente l’utilizzo di alcun colorante sia nella produzione del pane che di prodotti simili sia negli ingredienti impiegati per prepararli. La CNA chiarisce inoltre che il carbone vegetale è una sostanza classificata come additivo e in quanto tale non può dunque rientrare come ingrediente per la preparazione del pane.

Ecco dunque il richiamo della CNA rivolto a tutti i panificatori a non utilizzare il carbone vegetale e a seguire le indicazione del Ministero della Salute, che ha spiegato che:

1) È ammissibile la produzione di un ‘prodotto della panetteria fine’ denominato come tale, che aggiunga agli ingredienti base (acqua, lievito e farina), tra gli altri, anche il carbone vegetale come additivo colorante e nelle quantità ammesse dalla regolamentazione europea in materia (Reg. CE 1333/08 All. II Parte E).

2) Non è ammissibile denominare come “pane” il prodotto di cui al punto 1, né fare riferimento al “pane” nella etichettatura, presentazione e pubblicità dello stesso, tanto nel caso in cui trattasi di prodotto preconfezionato quanto nel caso di prodotti sfusi (Articolo 18, Legge 580/67).

3) Non è ammissibile aggiungere nell’etichettatura, presentazione o pubblicità del prodotto di cui al punto 1 alcuna informazione che faccia riferimento agli effetti benefici del carbone vegetale per l’organismo umano, stante il chiaro impiego dello stesso esclusivamente quale additivo colorante.

Inoltre, Il carbone attivo contribuisce alla riduzione dell’eccessiva flatulenza post-prandiale solo per un alimento che contiene 1 g di carbone attivo per porzione quantificata.

Infine, CNA Alimentare dichiara che non c’è accordo nella comunità internazionale sulla salubrità del carbone vegetale: ciò che è certo è che il carbone attivo “lega” ed elimina tutte le sostanze che incontra nel tratto gastrointestinale rendendo quindi inefficaci anche eventuali farmaci salvavita che si siano assunti in concomitanza.

Il richiamo all’attenzione è dunque rivolto a tutti. Meglio lasciar perdere le mode, scegliere il pane tradizionale e, solo se e quando occorre, assumere il carbone vegetale sotto forma di integratore seguendo i consigli del medico e dell’erborista.

Marta Albè

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