Quei gamberi al sapore di schiavitù: adulti e bambini costretti al lavoro forzato in Thailandia

Sono destinati al mercato statunitense, europeo e asiatico. Si tratta dei gamberi pescati in Thailandia che vengono pelati da adulti e bambini costretti a lavorare come schiavi per mantenere la produzione costante.

Sono destinati al mercato statunitense, europeo e asiatico. Si tratta dei gamberi e gamberetti pescati in Thailandia che vengono pelati da adulti e bambini costretti a lavorare come schiavi per mantenere la produzione costante.

Associated Press ha condotto un’investigazione che ha portato a galla una realtà davvero amara. Gli schiavi moderni perdono persino il loro nome e da chi li comanda vengono indicati realmente con un numero.

Trascorrono 16 ore al giorno con le mani nell’acqua senza alcuna garanzia per la loro sicurezza. Vicino agli adulti lavorano anche i bambini che sono costretti a stare in piedi su uno sgabello per raggiungere la loro postazione.

Dietro la produzione di gamberi e gamberetti emerge una vera e propria tratta degli schiavi che operano incessantemente perché la merce sia al più presto disponibile per essere venduta nei supermercati di tutto il mondo. I punti vendita includono sia i negozi di alimentari che i buffet all-you-can-eat degli Stati Uniti e non solo.

Per diventare il maggior fornitore di gamberi nel mondo, la Thailandia si è basata proprio sullo sfruttamento dei lavoratori. Il problema è aggravato dalla corruzione e dalla complicità delle autorità di controllo. Gli arresti sarebbero davvero rari nonostante la verità sia ben nota.

Associated Press ha individuato i punti vendita degli Stati Uniti a cui la produzione di gamberi frutto del lavoro degli schiavi è diretta: Walmart, Whole Foods, Kroger, Dollar General e Petco. Tra i ristoranti troviamo Red Lobster e Olive Garden. Il problema riguarda anche alcuni dei marchi più noti di prodotti ittici e di cibi per animali, come Chicken of the Sea e Francy Feast, in vendita da Safeway. I gamberi dalla Thailandia arrivano anche in Europa e in Asia, ma i nomi delle aziende e dei negozi coinvolti al momento non sono stati rivelati.

Molti dei lavoratori schiavi sono migranti che approdano in Thailandia dopo lunghi viaggi in cui si trovano stipati all’interno di camion insieme ad altre persone in situazioni disperate. Vengono attirati con promesse di lavori ben retribuiti senza la necessità di visti e permessi e poi si ritrovano costretti al lavoro forzato. Lavorano dalle 3 di notte alle 7 di sera per una paga irrisoria.

Hanno mani e braccia ferite a causa del lavoro e rovinate dalle allergie. Dagli Stati Uniti è giunta per la Thailandia una richiesta per migliorare le condizioni dei lavoratori e per dire stop alla tratta degli schiavi, ma questo sistema malato sembra davvero difficile da fermare.

Purtroppo ancora una volta ci troviamo a riflettere sulla reale provenienza del cibo che arriva sulle nostre tavole. Di fronte ad un piatto di gamberi nessuno fino a questo momento avrebbe mai pensato ad un problema di sfruttamento tanto grave. Ci auguriamo che anche i nomi dei rivenditori e delle aziende coinvolte nella vicenda per quanto riguarda l’Europa vengano al più presto rivelati.

Marta Albè

Fonte foto: Associated Press

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