Foie gras: l’orrore della “delizia” francese documentata da Animal Equality (foto e video)

Foie gras, la "delizia" che sa di orrore. "Il suono provocato dai colpi effettuati con le loro zampe contro il metallo era sconvolgente. La sua intensità si riduceva, poco a poco, cominciando come un grande strepito e terminando con un lieve tintinnio, man mano che la loro vita si spegneva", così recita una delle testimonianze degli investigatori di Animal Equality che si sono introdotti nell'allevamento Induànec, a Bescanó, Girona.

Foie gras, la “delizia” che sa di orrore. “Il suono provocato dai colpi effettuati con le loro zampe contro il metallo era sconvolgente. La sua intensità si riduceva, poco a poco, cominciando come un grande strepito e terminando con un lieve tintinnio, man mano che la loro vita si spegneva“, così recita una delle testimonianze degli investigatori di Animal Equality che si sono introdotti nell’allevamento Induànec, a Bescanó, Girona.

I risultati di quella ricerca, che fanno parte di un’investigazione più grande realizzata all’interno di 4 allevamenti “tradizionali” di foie gras che si trovano nel sud-ovest della Francia e 5 in Cataluña, Spagna, sono stati ora pubblicati in un sito in lingua italiana, corredato di materiale fotografico e video, un dossier informativo, il parere degli esperti e i diari degli attivisti. Tutto porta alla luce la terribile vita a cui sono destinate le oche e le anatre sfruttate per la produzione del ‘fegato grasso’.

Ciò che abbiamo documentato sono scene terribili di animali confinati in minuscole gabbie, affetti da stress e depressione, feriti dal tubo che ogni giorno gli viene spinto nell’esofago per far passare il cibo, oppressi da problemi respiratori e di deambulazione per le abnormi dimensioni raggiunte dal fegato, maltrattati e lasciati morire senza cure“, afferma Francesca Testi, portavoce di Animal Equality in Italia.

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E poi ci sono le immagini degli animali confinati in gabbie così piccole da non poter girare su se stessi, di altri che presentano prove evidenti di traumi e infiammazioni dell’esofago, delle anatre deperite e lasciate morire senza nessuna assistenza veterinaria, dei volatili con problemi respiratori, o che, pienamente coscienti della loro sorte, poco prima di essere macellati sbattono le ali, scalciando e sanguinando visibilmente. Infine, ci sono anche le prove che mostrano un lavoratore sorpreso mentre frantuma il collo ad un’anatra schiacciandolo contro lo sportello della gabbia.

Nonostante questo orrore, in Europa il foie gras è prodotto ancora da 5 paesi: Francia, Bulgaria, Spagna, Ungheria e Belgio, che nel 2008 hanno formato la Federazione Europea di Foie Gras. Tra loro, il maggior produttore ed esportatore è ovviamente la Francia, dove ogni anno sono prodotte oltre 800.000 tonnellate di foie gras e circa 700.000 oche e 37 milioni di anatre vengono macellate per questo. In Spagna, invece, sono consumate oltre 4.200 tonnellate di foie gras all’anno, e 850 sono quelle prodotte; 1.150.000 anatre vengono uccise per questo.

E in Italia? Qui da noi la produzione di foie gras è stata vietata nel 2007 tramite un decreto legislativo, che definisce l’alimentazione forzata “tortura” e “barbara”, ma la distribuzione della pietanza ottenuta con così tanto dolore continua ancora oggi. Il nostro Paese, dunque, è in una posizione di incoerenza: “l’alimentazione forzata rappresenta una pratica atroce, a prescindere che questa venga messa in atto in Italia o in qualunque altro paese“, scrive ancora Animal Equality, chiedendo per tutte queste ragioni a diverse catene di supermercati (Auchan, Bennet, Conad, Coop, Esselunga, Sma, Super Elite) di rivedere le loro scelte aziendali e cessare la distribuzione di ‘foie gras’ in Italia.

Sul piano internazionale, una petizione diretta a John Dalli, Commissario Europeo per la Salute e la Politica dei Consumatori, lo invita a presentare una proposta di legge che vieti l’importazione e la vendita nell’Unione Europea di prodotti animali provenienti dall’alimentazione forzata, come quella recentemente approvata nello stato della California. E noi cosa possiamo fare? Possiamo spedire un’email di protesta ai recapiti dei supermercati forniti sul sito, diffondere l’investigazione chiedendo ai nostri contatti di firmare la petizione indirizzata al Commissario Europeo, affinché l’Unione Europea vieti la produzione, l’importazione e la vendita di prodotti animali provenienti dall’alimentazione forzata. Infine, l’ultimo passo è boicottare tutto questo orrore evitando di comprare prodotti di origine animale. “Possiamo evitarlo…Tu puoi evitarlo”, conclude l’associazione.

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