Si allarga lo scandalo carne di cavallo: servono nuove regole europee

Lo scandalo della carne di cavallo invece che di manzo, contenuta anche in alcuni prodotti surgelati, si sta allargando a macchia d’olio: dopo Gran Bretagna, Irlanda e Svezia, ora è la volta della Francia, dove i surgelati Findus e Cornigel sono stati ritirati. E in Italia? Non ci sarebbero nessun pericolo. Lo precisano, oltre che Findus, anche i due gruppi di grande distribuzione francese, Auchan e Carrefour.

Lo scandalo della carne di cavallo invece che di manzo, contenuta anche in alcuni prodotti surgelati, si sta allargando a macchia d’olio: dopo Gran Bretagna, Irlanda e Svezia, ora è la volta della Francia, dove i surgelati Findus e Cornigel sono stati ritirati. E in Italia? Non ci sarebbero nessun pericolo. Lo precisano, oltre che Findus, anche i due gruppi di grande distribuzione francese, Auchan e Carrefour.

Per l’Unione Europea non c’è alcun rischio per la salute, ma la vicenda ha messo in luce l’estrema facilità con la quale si possono ingannare i consumatori. Per questo domaniì i ministri dell’Agricoltura interessati si incontreranno a Bruxelles con il Commissario alla Salute per studiare nuove possibili misure, volte a garantire un’etichettatura più sicura, che indichi, ad esempio, la provenienza di tutti i diversi tipi di carne consumati tal quale, trasformati o utilizzati come ingredienti. È quanto chiede la Coldiretti nel sottolineare che la legislazione comunitaria prevede l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta solo per la carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ma non ancora per la carne di maiale, pollo, coniglio e cavallo.

L’etichetta di origine – spiega la Coldiretti – rappresenta una garanzia di informazione per i consumatori, ma grazie alla tracciabilità anche una protezione nei confronti di frodi e truffe che si moltiplicano nel tempo della crisi in cui si registra il ritorno di reati come l’abigeato e la macellazione clandestina. L’Italia, con un provvedimento nazionale è obbligatorio indicare l’origine in etichetta anche per la carne di pollo, è in anticipo sull’ Europa dove si procede con estrema lentezza“.

Il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011 dopo 46 mesi entrerà in vigore il 13 dicembre 2014 per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili, mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità.

Si tratta – conclude la Coldiretti – di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto di vite umane“. In Italia, invece, lo scambio di carni all’insaputa dei consumatori è vietato dal decreto legislativo 109 del 1962 che obbliga ad indicare in etichetta la specie animale da cui proviene la carne utilizzata come ingrediente ma lo scandalo, per Coldiretti, ripropone l’esigenza di una accelerazione nell’entrata in vigore di una legislazione più trasparente sulla etichettatura della carne e degli altri alimenti a livello comunitario.

Anche perché sono circa 30 milioni i chili di carne di cavallo, asino o mulo importati in Italia, provenienti per quasi la metà dalla Polonia, ma anche da Francia e Spagna, con poco più di un milione di chili proviene dalla Romania, dove ci sarebbe il macello imputato dell’ “horsegate che sta sconvolgendo l’Europa (qui due foto scattata al suo interno).

macello romania

mattaoio polacco

Ma la questione, dietro cui sembra nascondersi la “longa mano” della malavita organizzata italiana e polacca, è anche etica, come ricorda l’Enpa. “Considerando che oggi i mercati sono globalizzati – dichiara il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri – chiediamo che nel nostro Paese vengano disposti controlli accurati per tutelare gli animali. Tanto più che in un momento come l’attuale, che vede fortunatamente la chiusura di molti ippodromi, i cavalli con passaporto sportivo, sebbene non utilizzabili dal punto di vista alimentare, potrebbero essere intercettati dalla malavita organizzata e usati per questa finalità“.

La frode alimentare, infatti, è solo un aspetto di un problema più generale: “quello, appunto, legato all’uccisione di animali per soddisfare il nostro presunto fabbisogno alimentare: da questo punto di vista, dunque, discriminare fra cavalli, suini e bovini non ha alcun senso perché si tratta sempre di esseri viventi“, conclude la Ferri, invitando a dire di no alla carneper salvare la vita a milioni di esseri viventi e risparmiare loro terribili sofferenze“.

Roberta Ragni

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