Quel latte contaminato da batteri fecali e sostanze indesiderate in Australia e Nuova Zelanda

Latte contaminato in Australia e Nuova Zelanda. Aziende e supermercati stanno correndo ai ripari. La catena di supermercati australiani Coles ha ritirato dai propri negozi il latte aromatizzato prodotto da Lion Dairy per la presenza di livelli eccessivi di batteri fecali.

Latte contaminato in Australia e Nuova Zelanda. Aziende e supermercati stanno correndo ai ripari. La catena di supermercati australiani Coles ha ritirato dai propri negozi il latte aromatizzato prodotto da Lion Dairy per la presenza di livelli eccessivi di batteri fecali.

Analisi interne di routine hanno rilevato il problema e ciò ha portato al richiamo dei prodotti contaminati. Secondo i supermercati Coles, la presenza di tali batteri è un chiaro segno della qualità sanitaria – in questo caso davvero scarsa – del latte e dell’acqua.

La presenza di batteri fecali nel latte suggerisce l’utilizzo di macchinari sporchi, l’esecuzione di pratiche di mungitura irregolari, l’impiego di acqua contaminata e/o la presenza di mucche affette da mastite.

I consumatori australiani non dovranno acquistare e consumare i prodotti in questione con data di scadenza uguale o precedente al 6 febbraio 2016.

Un secondo scandalo relativo al latte contaminato ha riguardato la Nuova Zelanda proprio questa settimana. I consumatori si sono lamentati del ‘sapore chimico’ e del ‘cattivo odore’ del latte in vendita nei negozi Countdown.

Pare però che non siano state ancora date delle spiegazioni precise sul fenomeno e che, a parte il cattivo odore e il sapore alterato, il latte in vendita in Nuova Zelanda non presenti rischi per la salute. Che il cocktail di farmaci, ormoni e antibiotici somministrati agli animali da allevamento o le cattive condizioni di produzione possano aver giocato un ruolo nel fenomeno?

La speranza per i consumatori australiani e neozelandesi è che non ci siano davvero conseguenze per la salute per chi avesse bevuto latte contaminato. Senza contare che chi lo ha acquistato dovrebbe avere diritto ad un rimborso. Dopo l’ultimo doppio scandalo, le aziende riusciranno a migliorare le condizioni di produzione a favore dei diritti dei consumatori e di un maggior rispetto per gli animali da allevamento?

Marta Albè

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