Nanoparticelle negli alimenti? Le stiamo gia’ mangiando

Nanoparticelle e alimenti. Quale ruolo hanno le nanoparticelle negli alimenti e in agricoltura? Le nanoparticelle rappresentano materiali microscopici, di dimensioni significativamente minori rispetto alle cellule del sangue, che possono entrare in circolazione nel flusso sanguigno attraverso gli alimenti che ne contengono.

Quale ruolo hanno le nanoparticelle negli alimenti e in agricoltura? Le nanoparticelle rappresentano materiali microscopici, di dimensioni significativamente inferiori rispetto alle cellule del sangue, che possono entrare in circolazione nel flusso sanguigno attraverso gli alimenti che le contengono.

Esse possono contribuire nel trasporto dei nutrienti, nel mantenere più a lungo la freschezza degli alimenti, agire come addensanti o avere un ruolo nella conservazione e nell’esaltazione del sapore degli stessi. La scienza al momento sta ancora stabilendo quale sia l’impatto di tali particelle, che sono entrate ad essere parte dell’industria alimentare un decennio fa (con particolare riferimento agli Stati Uniti) sulla nostra salute e sull’ambiente. Nonostante la loro sicurezza non sia stata ancora comprovata, il loro utilizzo prosegue.

La preoccupazione per l’ambiente e per la salute riguarda le nanoparticelle create in laboratorio, in quanto alcuni materiali potrebbero iniziare a comportarsi in maniera differente dal previsto una volta ridotti a dimensioni microscopiche. Secondo l’organizzazione britannica As You Saw, che ha cercato di tenere sotto controllo l’impiego delle nanoparticelle per anni, i materiali ridotti a nanoparticelle, sia in tramite processi naturali che in laboratorio, possono presentare alterazioni per quanto riguarda il colore, la capacità di condurre elettricità e la permeabilità.

La mutazione delle loro proprietà potrebbe costituire una fonte di preoccupazione per quanto concerne il loro utilizzo all’interno degli alimenti, come esaltatori di sapidità, come conservanti o con altri scopi. Le aziende produttrici di alimenti confezionati non hanno l’obbligo di dichiarare la presenza di nanoparticelle all’interno di essi e fino a questo momento probabilmente non ci si è posti sufficienti interrogativi riguardo alla sicurezza dell’utilizzo delle stesse da parte dell’industria alimentare.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, dal punto di vista del Governo, le nanoparticelle di argento, ferro o titanio non sono differenti dai loro materiali di provenienza, che sono già stati appositamente testati per la sicurezza. Le nanoparticelle però entrano a diretto contatto con gli alimenti che portiamo sulle nostre tavole.

È il caso ad esempio delle banane, che per poter percorrere enormi distanze dalle piantagioni alle nostre tavole possono essere trattate in superficie con delle sostanze che contribuiscano a migliorarne l’aspetto e la conservazione. Negli Stati Uniti si è sospettato che ciò sia già avvenuto mediante l’impiego di nanoparticelle per quanto riguarda banane provenienti dall’America Latina.

Le nanoparticelle possono essere inoltre utilizzate per la purificazione dell’acqua, come agenti gelificanti e nelle confezioni utilizzate per proteggere gli alimenti dai raggi UV. Possono essere presenti nelle materie plastiche, nella carta, nelle vernici, ma anche in prodotti per la cura della persona come i dentifrici e in alcuni alimenti.

Negli Stati Uniti sono stati analizzati differenti alimenti confezionati, tra cui riconosciamo gli M&M’s, accompagnati dai chewing-gum e dalle caramelle Mentos, prodotti nei quali è stata individuata la presenza di nanoparticelle di diossido di titanio. A parere degli esperti, chi consuma alimenti confezionati assume ogni giorno a propria insaputa una certa quantità di nanoparticelle di diossido di titanio. I soggetti più a rischio sono i bambini, a cui vengono somministrati senza preoccupazione dolciumi industriali di vario genere e prodotti confezionati e surgelati. Nel caso dei bambini al di sotto dei 10 anni si può giungere ad un apporto di 1-2 mg di nanoparticelle di diossido di titanio per chilogrammo di peso al giorno.

alimenti nanotitanio

La questione nanoparticelle non riguarda comunque i soli Stati Uniti, ma anche l’Europa, dove le preoccupazioni maggiori sembrano essere sorte in merito al loro utilizzo nelle confezioni impiegate per gli alimenti. Secondo l’ “European Institute for Health and Consumer Protection”, l’impiego di nanoparticelle per la realizzazione delle confezioni raggiungerà un mercato di oltre 20 miliardi entro il 2020. Alcuni esempi? Il nano-alliminio utilizzato per la produzione della carta stagnola, in modo che essa non aderisca al cibo, e il nano-argento, utilizzato in alcuni contenitori per alimenti con funzioni antibatteriche.

Data la diffusione dell’impiego di nanoparticelle sia direttamente nella produzione degli alimenti, sia per la realizzazione delle loro confezioni, e l’incertezza dei loro effetti a lungo termine sull’ambiente e sulla salute, sarebbe necessario che gli esperti si impegnino ad effettuare e a diffondere studi più approfonditi in merito.

Marta Albè

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