Frode mozzarella di bufala Cantile: latte proveniente dall’estero e silos pieni di batteri

Mozzarella di bufala contraffatta. Un nuovo scandalo interessa uno degli alimenti tipici simbolo dell’Italia all’estero. Nessun controllo sul latte, proveniente dai Paesi dell’Est - in particolare Polonia e Ungheria - e silos pieni di batteri. La vicenda riguarda l’azienda Cantile Srl, famosa per la produzione della mozzarella di bufala campana DOP. Il caseificio è stato sequestrato.

Mozzarella di bufala contraffatta. Un nuovo scandalo interessa uno degli alimenti tipici simbolo dell’Italia all’estero. Nessun controllo sul latte, proveniente dai Paesi dell’Est – in particolare Polonia e Ungheria – e silos pieni di batteri. La vicenda riguarda l’azienda Cantile Srl, famosa per la produzione della mozzarella di bufala campana DOP. Il caseificio è stato sequestrato.

Caglio e latte vaccino non erano italiani e non venivano sottoposti ai controlli obbligatori. La produzione della mozzarella, campana solo per il nome e per il luogo finale di lavorazione, avveniva comunque grazie all’intervento di biologi e veterinari compiacenti. Le indagini sono state condotte dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.

Tredici gli indagati che ora si trovano agli arresti domiciliari e risultano gravemente indiziati, tra gli altri, per i reati di associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, vendita di prodotti industriali con segno mendaci, smaltimento illecito di rifiuti, violazione di sigilli e commercio di sostanze alimentari nocive.

Le indagini hanno avuto inizio nel 2011 a seguito di un incidente sul lavoro che aveva coinvolto uno degli operai di Cantile. Si scoprì che l’accaduto era correlato alla manomissione di macchinari. Da qui sono stati scoperti altri comportamenti illeciti. Al centro della vicenda vi sarebbe una vera e propria associazione per delinquere, guidata da Guido Cantile e dai suoi figli. Il tutto sarebbe avvenuto con l’intervento di alcuni collaboratori e dipendenti e con la complicità della Asl.

Frodi e mancati controlli di sicurezza hanno permesso all’azienda di ottenere importanti risultati economici e di costruire un vero e proprio impero. Venivano importate dall’estero partite di latte e di cagliata spesso molto scadenti, di cui non veniva segnalata la provenienza. Il tutto per contenere i costi di produzione, ma a discapito della salute dei cittadini.

Il latte e le materie prime acquistate non venivano sottoposte ad adeguati controlli sanitari, con la complicità dei biologi dell’azienda, e venivano impiegati del tutto al di fuori delle norme anche per la realizzazione dei prodotti DOP, come la mozzarella di bufala campana. Presso i silos del caseificio è stata rinvenuta una carica batterica anche fino a oltre 2000 volte superiore rispetto a quanto consentito dalla normativa vigente. Il prodotto finale è stato ritenuto potenzialmente nocivo per la salute pubblica.

cantile carabinieri

“Le violazioni del disciplinare di produzione con l’importazione di latte dall’estero da mescolare a quello del territorio di produzione danneggiano gravemente i 1500 allevamenti impegnati a produrre latte di bufala nel rispetto delle regole della mozzarella di bufala campana Dop” – ha dichiarato dalla Coldiretti a proposito dello scandalo.

Di fronte a questo grave episodio di adulterazione la Coldiretti segnala la grave responsabilità per non aver ancora provveduto alla realizzazione della misura di separazione della filiera di produzione della mozzarella DOP, a partire da una disposizione del 2008 e via via oggetto di rinvio. Fino a quando non sarà adottata la separaione delle linee di produzione, a parere della Coldiretti sarà difficile eseguire i controlli rispetto all’impiego di cagliate di diversa provenienza.

Anche perché l’azienda era già stata espulsa dal Consorzio di tutela del marchio DOP due anni fa proprio per irregolarità nelle modalità produttive come ha precisato il direttore generale dell’organismo Antonio Lucisano il quale ha spiegato al corriere del Mezzogiorno che «i Cantile hanno comunque mantenuto il marchio Dop in quanto il Ministero per le Politiche Agricole non ha ancora provveduto a vietarne l’utilizzazione dopo le nostre segnalazioni».

Marta Albè

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