“Lo zucchero fa bene”. Un’indagine svela le bugie delle multinazionali americane

Lo zucchero è un alimento dannoso o benefico per la nostra salute? Al momento sembrano non esistere linee guida ufficiali valide in tutto il mondo che determinino le quantità di zucchero da assumere senza temere conseguenze all’interno dell’alimentazione di persone in buona salute.

Lo zucchero è un alimento dannoso o benefico per la nostra salute? Al momento sembrano non esistere linee guida ufficiali valide in tutto il mondo che determinino le quantità di zucchero da assumere senza temere conseguenze all’interno dell’alimentazione di persone in buona salute. Da un’indagine tra gli archivi della cosiddetta “Big Sugar”, la grande industria americana dello zucchero, è emerso come in passato siano state le stesse aziende produttrici ad intervenire per promuovere l’innocuità del consumo di questo alimento.

“Lo zucchero è sano e sicuro” è il messaggio che fin dagli anni ’50 ha iniziato a circolare negli Stati Uniti e nel mondo, portando ad un consumo di questo alimento addirittura triplicato nel corso degli ultimi 50 anni. Nello stesso tempo, il mondo scientifico ha iniziato ad indagare sulle possibili correlazioni tra l’assunzione di zucchero e l’insorgere delle malattie del benessere, come diabete, obesità e patologie cardiache.

Uno studio riportato da parte della rivista scientifica “Nature” nel febbraio 2012 porta un titolo eloquente: “Public health: The toxic truth about sugar”. Il documento integrale non è però disponibile pubblicamente alla lettura, ma pare che esso nasconda dei dati riguardanti la dipendenza che lo zucchero sarebbe in grado di creare in chi lo assuma.

Gary Taubes and Cristin Kearns Couzens si sono occupati di condurre un’inchiesta riguardante la diffusione della convinzione che lo zucchero sia salutare e sicuro, aspetto che ha coinvolto in passato la Sugar Association, che sarebbe stata tra i responsabili di una campagna che si è rivelata in grado di mutare il modo in cui lo zucchero è stato e viene percepito da parte della comunità scientifica e della popolazione.

Negli anni precedenti a tale campagna, gli scienziati avevano iniziato a sospettare dello zucchero e a correlarlo all’insorgere di patologie cardiache, diabete e obesità. I dubbi sullo zucchero avevano provocato un calo del suo consumo stimato per il 12%. Proprio dalla diminuzione del consumo di zucchero avrebbero preso le mosse le campagne di marketing a sostegno di una sua ripresa da parte delle grandi aziende produttrici dello stesso, che avrebbero puntato sulla promozione di un prodotto da consumare senza problemi in quanto sano, sicuro, anzi, benefico.

Tutto ebbe inizio nel 1942, con la redazione di un documento dal titolo “A Suggested Program for the Cane and Beet Sugar Industries”, che incoraggiava le aziende produttrici di zucchero proveniente da canne e barbabietole a creare una fondazione di ricerca congiunta per contrastare l’ “ignoranza” che stava minando l’attività delle stesse, con particolare riferimento all’opinione dei nutrizionisti del tempo che si esprimevano contrariamente allo zucchero, e alla nascita delle prime campagne tese a mostrare come il consumo di zucchero e dolci avrebbe dovuto essere evitato e limitato per non andare incontro ad un aumento di peso.

Nel documento si legge come una simile conseguenza dell’assunzione di zucchero debba essere presentata quale parte di una propaganda disonesta, in quanto l’aumento di peso non sarebbe da imputare allo zucchero, ma a grassi, carboidrati e mancanza di esercizio fisico. Secondo gli autori del documento, le maggiori campagne contro lo zucchero sarebbero state condotte da nutrizionisti, autorità governative e aziende avversarie.

Le industrie produttrici di zucchero avrebbero così dato inizio ad un’azione di contrasto volta a sottolineare l’innocuità dell’assunzione di zucchero e l’importanza del suo apporto nutrizionale, così convincente da farlo apparire nel mondo come del tutto innocuo per la salute.

Come comportarsi dunque? Non sta a noi rispondere, ma agli esperti di nutrizione di tutto il mondo, dai quali appare lecito sperare in un pronunciamento ufficiale in proposito, che possa opporsi a quanto sostenuto nel passato e nel presente dalle aziende produttrici di zucchero.

Marta Albè

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