Preziose caramelle di liquirizia al titanio

Quando sei anemico il dottore ti suggerisce di prendere il "ferro" , alcune verdure come gli spinaci ne contengono più di altre specie. Invece il mercurio si accumula nelle carni del pesce e in alte concentrazioni è pericolo per la salute umana. Ma il biossido di titanio elemento che ho trovato trascritto nella lista degli ingredienti di un confetto di liquirizia, non mi pare che sia nella lista dei componenti necessari alla salute dell'organismo né in quelli pericoli per la salute.

Quando sei anemico il dottore ti suggerisce di prendere il “ferro” , alcune verdure come gli spinaci ne contengono più di altre specie. Invece il mercurio si accumula nelle carni del pesce e in alte concentrazioni è pericolo per la salute umana. Ma il biossido di titanio elemento che ho trovato trascritto nella lista degli ingredienti di un confetto di liquirizia, non mi pare che sia nella lista dei componenti necessari alla salute dell’organismo né in quelli pericoli per la salute.

Rimando a wikipedia il sapere cosa sia il biossido di titanio e non è un bel leggere. So però che non sono rari i casi in cui nella lista degli ingredienti di prodotti igienici, cosmetici, alimentari, sono indicati composti chimici che richiamano ai metalli (basta pensare alla crema per i bambini all’ossido di zinco) che sappiamo o pensiamo di sapere innocui, mentre, se visti invece con l’occhio della scienza, ci mettono subito ansia (ma fortunatamente al Ministero della Salute non sono ansiogeni).

Così sapevo che il biossido di titanio è il “bianco” delle vernici e delle diafane fibre sintetiche; per la stessa ragione si usa anche in cosmesi. Ha evidentemente proprietà fisiche che ne valorizzano il largo impiego industriale (incluso il rapporto qualità/prezzo). Poi ho scoperto sul dizionario on line che è un must degli alimenti industriali (ovvero dove il bianco deve essere più bianco) e che nella maggioranza dei casi si nasconde sotto l‘anonima sigla di E171.

Date le premesse, il TiO2 non può non essere nel bianco candido dei confetti di liquirizia o di menta o comunque dove il bianco del confetto di zucchero deve essere sempre uguale a se stesso, pacchetto dopo pacchetto, anno dopo anno. Ma se in natura non esiste una copia perfetta perché sono tutti originali (fatto salvo il prodotto clonato che però non è molto “naturale” nel senso umanistico del termine), allora perché noi, che della Natura siamo parte, abbiamo bisogno di prodotti sempre uguali a se stessi, per convincerci sulla bontà dell’acquisto di un prodotto “confezionato” , caramella o crema che sia?

Facendo un po’ di esame di coscienza: compreremmo sempre il confetto con il cuore di liquirizia se tra confetto e confetto nella scatolina si notasse una certa differenza di tonalità? Forse penseremo che è successo qualcosa del tipo: “è certamente scaduto”; oppure:” hanno cambiato la composizione“, e il condizionamento sarebbe tanto forte da farci avvertire anche un sapore diverso – nonostante che anche la l’aroma è artificialmente aggiunto per rendere il confetto sempre uguale a se stesso.

Ma se per fidelizzarci al prodotto industriale sappiamo di aver bisogno della ripetitività della forma, del colore e del sapore “costruita a tavolino” (da altri esseri umani), allora perché ci stupiamo, ci indignano, scriviamo sui social media commenti distruttivi, se una volta finalmente una azienda in tutta onestà scrive che i suoi confetti contengono quello che altri semplicemente tacciono e che in questo caso wikipedia descrive nella sua scientifica crudezza come un “polvere cristallina incolore…con un alto indice di rifrazione della luce” (ndr: ecco perché la neve – bianca – abbaglia). Essendo questa l’umana reazione, ecco che ancora una volta l’industria (sempre fatta da altri essere umani tuoi simili), ti accontenta: il confetto è perfettamente bianco – perché sai che bianco è il candido colore dello zucchero (raffinato e quindi chimicamente trattato), del cotone candeggiato (con la varichina) e della crema allo zinco e…al titanio.

caramelle liquirizia

Osserviamo la prima fotografia: sono messi a confronto due confetti anonimi entrambi bianchi, di cui uno solo prodotto da una notissima marca, ma sembrano tutti e due similmente appetitosi. Nella seconda foto invece si intravede anche il pacchetto e si legge la composizione degli ingredienti. In quello meno noto – a sinistra – si legge la parola orribilis e nell’altra invece niente; ne conseguirebbe quindi che uno è un confetto dal bianco sintetico e l’altro dal bianco naturale? A me – consumatore – non mi è offerto lo strumento per capirlo. Dubito però che l’azienda produttrice del pacchetto di sinistra sia così autolesionista o ignorante da scrivere ciò che sa che potrebbe risaltare negativamente all’occhio del consumatore senza che ci sia un obbligo di legge. C’è dunque una legge che obbliga/non obbliga a trascrivere con chiarezza cosa mettiamo in bocca per rinfrescare l’alito e – peggio – facciamo ciucciare ai nostri figli? L’evidenza è NO, non c’è. Oppure è una legge dalla applicazione “facoltativa”.

Il problema quindi non è solo se c’è o non c’è il biossido di titanio, se fa male o non fa male – supponendo che ci sia almeno una sufficiente coscienza in quegli essere umani che sono predisposti al controllo e alla vigilanza sulla salute comune – ma il problema è: se tacere per legge è meglio che raccontare senza tutela di legge. Ovvia la risposta, il cittadino abbassa ancora la testa per l’ennesima frustrazione: tacere è meglio. È così che l’acquirente tipo delle grandi catene della distribuzione degli ultimi 50 anni – posso raccontare solo il mio tempo – è stato educato dallo Stato con la conseguenza che premia più facilmente chi nasconde, chi distrae con i trucchi mentre ghigliottina invece senza pietà l’onesto e il rivoluzionario che dice e scrive la verità perché uscito dagli schemi; perché ha scritto ciò che gli altri non sono obbligati a fare o meglio non hanno osato fare – ndr: per codardia nei confronti della propria stessa specie più che per soldi!

Per empatia politica e per polemica la mia solidarietà va alla confezione di sinistra, ma il mio stomaco mi tradisce e il mio cervello vacilla perché i confetti di liquirizia all’aroma di arancia (senza cioè aver neppure strusciato l’arancia per sbaglio) proprio non mi invitano al gesto: sconsolatamente resteranno a muffire nel pacchetto (cosa di cui peraltro non sono certo perché lo zucchero è “idrofilico” cioè cattura l’umidità e questi confetti restano ben saldi per anni – mah!). L’altro purtroppo io l’ho mangiato come forse un po’ tutti noi. Non sono morto e non morirò per questo anche se ancora non ho capito cosa sia lo “stabilizzante” citato nella lista degli ingredienti del più nobile pacchetto verde della foto. Che cosa ci sarà da “stabilizzare” in questo confetto che l’altro non deve fare; ancora una volta non è dato sapere e forse ancora una volta questa è un’altra storia.

Marco Benedetti

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