Gli amanti dei dolci ingrassano meno. Il segreto in un gene

La particolare variante di un gene farebbe accumulare meno grassi in chi ha la passione per i dolci.

Golosi alla riscossa! Chi ama di più i dolci, avrebbe la tendenza a ingrassare di meno e il merito sarebbe di un gene. Gli appassionati dei cibi zuccherosi, infatti, accumulerebbero meno grassi grazie alla variazione di un gene responsabile di una minore tendenza ad aumentare lʼadipe. Ma non si deve comunque esagerare!

È quanto emerge da uno studio condotto dall’Università di Exeter, nel Regno Unito, che ha evidenziato la variazione di un gene, il cosiddetto “FGF21”, legata proprio alla passione per i dolci.

Già nel 2013, la variante genetica del gene FGF21 – un allele presente nel 20% della popolazione europea – si scoprì essere legata a una maggiore propensione per i cibi ricchi di carboidrati (zuccheri), come pasta, pane, alcol e dolci. Per questo motivo, gli scienziati della Scuola Medica dell’università inglese hanno deciso di indagare a fondo sugli effetti delle diverse varianti di questo gene, aprendo la strada alla eventuale messa a punto farmaci in grado di contrastare diabete e obesità.

Analizzando i dati di 500mila cittadini britannici inclusi nella UK Biobank, un database volto a incentivare la prevenzione, la diagnosi e il trattamento di determinate malattie fornendo dati per la ricerca basata sulla popolazione, i ricercatori hanno scovato molte associazioni tra la presenza del gene e lo stato di salute delle persone.

Siamo rimasti sorpresi dal fatto che la versione del gene associata al consumo di più zucchero sia associata a una riduzione del grasso corporeo”, afferma Timothy Frayling, un genetista molecolare dell’Università di Exeter e primo autore dello studio che ha esaminato, tra i parametri messi nel mirino, soprattutto il peso, la pressione sanguigna, la distribuzione del grasso corporeo. Il dato che ha stupito di più è stato proprio il minor grasso corporeo in presenza della variante genetica comune di FGF21, quella di tipo A.

Ciò contrasta con l’attuale percezione che mangiare zucchero fa male alla salute. Può ridurre il grasso corporeo perché lo stesso allele comporta anche un minor consumo di proteine e grassi nella dieta”, ha aggiunto Frayling.

Ma questi non sono gli unici dati rilevati dai ricercatori. L’ormone FGF21, che è prodotto principalmente nel fegato, ha molteplici funzioni: agisce sull’ipotalamo del cervello per sopprimere l’assunzione di zucchero e alcool, stimola l’aggiornamento del glucosio da parte delle cellule adipose e agisce come un sensibilizzatore dell’insulina. L’analisi ha dimostrato che, sebbene la “versione A” del gene FGF21 porti a un maggiore consumo di zuccheri e alcol, essa è da associare anche a una pressione sanguigna più alta e a un rapporto vita-fianchi più alto.

In pratica, anche se si registra una minor percentuale di grasso corporeo, quello rilevato si concentra soprattutto nella parte addominale invece che su glutei, cosce e fianchi, e potrebbe essere dunque anche più dannoso per la salute. Inoltre, seppur di poco, chi presenta questa variante genetica ha in media una pressione sanguigna più elevata.

Che scopo ha allora questo studio? Senz’altro, dicono gli autori, è utile a scoprire alcuni aspetti genetici e biologici dell’obesità, partendo proprio dall’analisi delle diverse varianti di FGF21. Noi intanto? Non esageriamo con gli zuccheri e prestiamo sempre e comunque attenzione alla nostra dieta. Ricordatevi che un regime alimentare equilibrato è fondamentale per non incappare in problemi di salute.

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Germana Carillo

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