Succo di visciole contro dolori articolari e gotta

Il succo di visciole Montmorency (una varietà di queste ciliegie che si trova negli Stati Uniti) riduce il livello nel sangue sia di acido urico che di proteina C-reattiva (un marker che segnala infiammazione)

La visciola è un tipo di ciliegia selvatica molto utilizzata per realizzare marmellate e sciroppi. Una nuova ricerca ha voluto conoscere meglio i benefici di questo frutto concentrandosi in particolare sui possibili effetti che avrebbe su disturbi come dolori articolari e gotta.

Secondo un team di ricerca della Northumbria University che ha visto pubblicato il suo studio sul Journal of Functional Foods, il succo di visciole sarebbe in grado di agire sul metabolismo dell’acido urico riducendo di molto il dolore che si avverte in caso di articolazioni infiammate.

Per arrivare ad affermare questo i ricercatori, con a capo Glyn Howatson, hanno preso come campione 12 persone giovani (26 anni era l’età media) a cui sono state somministrate due bevande a base di succo di visciola concentrato, una da 30 ml, l’altra da 60 ml. Prima e dopo a diversi intervalli di tempo sono stati sottoposti ad esame del sangue e delle urine per vedere la concentrazione di acido urico.

Quello che hanno notato i ricercatori è che il succo di visciole Montmorency (una varietà di queste ciliegie che si trova negli Stati Uniti) riduce il livello nel sangue sia di acido urico che di proteina C-reattiva (un marker che segnala infiammazione). Alte concentrazioni di acido urico possono portare a sviluppare gotta ma anche un tipo di artrite molto dolorosa e particolarmente invalidante in quanto tende a far gonfiare molto le articolazioni.

L’acido urico che non si riscontrava più nel sangue era aumentato invece nell’urina e quindi poteva essere naturalmente smaltito dal corpo. Tutto ciò era avvenuto sia che si somministrassero 30 ml che 60 ml di succo e, secondo i ricercatori, gli effetti benefici riscontrati sarebbero da imputare alla presenza nelle visciole degli antociani, potenti antiossidanti.

Naturalmente sono gli stessi ricercatori a sostenere che sono necessarie nuove e più approfondite ricerche per confermare questi risultati.

Francesca Biagioli

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