Pomodori: siamo invasi dai derivati e semilavorati cinesi. A rischio il Made in Italy

Gli sbarchi in Italia di derivati di pomodoro dalla Cina sono raddoppiati: alla fine dell’anno potrebbero superare i 100 mln di chili.

Gli sbarchi in Italia di derivati di pomodoro in arrivo dalla Cina sono più che raddoppiati, tanto che alla fine dell’anno potrebbero superare i 100 milioni di chili, pari a circa il 15% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente. E il pericolo che si corre è che il prodotto importato possa essere spacciato sui mercati nazionali ed esteri come Made in Italy.

Parlano chiaro i dati Istat relativi ai primi 5 mesi dell’anno, mentre è in pieno svolgimento la raccolta del pomodoro nazionale stimata in oltre i 5 milioni e 600mila tonnellate, il 10% in più dello scorso anno per l’aumento delle superfici coltivate sotto la spinta del boom della domanda in Italia e all’estero nell’anno della pandemia. 

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L’Italia produce oltre la metà di tutto il pomodoro lavorato nell’Unione Europea ed è il terzo produttore mondiale con il 13% del totale, subito dietro la Cina che ne raccoglie il 15%, mentre al primo posto ci sono gli Stati Uniti con la California con il 27%. Dietro all’Italia ci sono la Spagna e la Turchia con il 7% della raccolta mondiale, quindi Brasile (4%), Iran e Portogallo con il 3% ognuno. Le superfici coltivate a pomodoro da industria in Italia superano i 78mila ettari di cui quasi la metà al Nord con 38.621 ettari e il resto nel Mezzogiorno. La Puglia è la principale regione produttrice seguita dall’Emila Romagna e dalla Campania.

Ora, però, a preoccupare sono gli arrivi dalla Cina, il primo fornitore dell’Italia, con quasi la metà degli arrivi di prodotto semilavorato estero, seguita dagli Stati Uniti, dalla Spagna e dalla Turchia in rapida crescita nell’ultimo anno.

Dalla Cina si sta infatti assistendo a sempre più navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare.

Un commercio che va controllato attentamente – dicono da Coldiretti – per evitare che possa nascondere frodi o inganni. Il rischio, infatti, è che il prodotto importato venga spacciato sui mercati nazionali ed esteri come Made in Italy con gravi danni al prodotto nazionale in termini di mercato e di immagine.

In Italia esiste l’obbligo di etichettatura con il luogo di coltivazione del pomodoro utilizzato per i derivati che hanno le rosse bacche come unico o principale ingrediente, ma nulla è previsto per i prodotti destinati all’estero. I derivati del pomodoro sono il condimento più apprezzato dagli italiani che ne consumano circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti. 

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Fonte: Coldiretti

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