Grano straniero spacciato per italiano: pastificio De Cecco accusato di frode in commercio

L'aziende abruzzese De Cecco resta sotto accusa per frode in commercio: avrebbe spacciato per Made in Italy il grano francese

Niente da fare per il pastificio italiano De Cecco, la cui pasta è rinomata in tutto il mondo. Il tribunale di Chieti ha respinto la richiesta di archiviazione, confermando l’accusa di frode in commercio. L’azienda abruzzese avrebbe mentito sull’origine dei grani utilizzati per produrre la pasta, spacciando per italiane le materie prime provenienti dall’estero.

Secondo il giudice la dichiarazione che faceva riferimento all’uso esclusivo dei “migliori grani duri italiani, californiani e dell’Arizona” rappresenta “un’informazione infedele”, visto che il grano proveniva anche da altrove, oltre che “frutto di una precisa strategia aziendale”.

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L’indagine era partita lo scorso anno, quando un ex dirigente aveva denunciato una partita di circa 4.500 tonnellate di grano proveniente dalla Francia, ma classificato dalla De Cecco come di origine pugliese. Il pm aveva poi chiesto l’archiviazione del caso, ma contro questa richiesta si era opposta l’associazione dei consumatori Asso-Consum. E alla fine, qualche giorno fa il gip ha respinto la richiesta di archiviazione, ordinando l‘imputazione coatta nei confronti del presidente dell’azienda, del direttore degli acquisti e dell’ex direttore del controllo qualità.

Dal canto suo, il pastificio De Cecco non si mostra turbato dalla vicenda.

 Siamo sereni e fiduciosi nella magistratura. – ha dichiarato l’azienda ai microfoni de Il Fatto Quotidiano – Su questa vicenda c’è già stata una richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, a dimostrazione del fatto che ci siamo sempre comportati correttamente tutelando l’alta qualità del nostro prodotto e rispettando la dovuta trasparenza nei confronti dei consumatori. Utilizziamo i grani e le tecniche migliori per fare del nostro prodotto una eccellenza. Siamo certi che questa questione sarà presto risolta anche nel merito

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Fonte: Il Fatto Quotidiano

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