Hanno nelle loro mani giri d'affari da miliardi di dollari e affollano gli scaffali dei supermercati con prodotti dannosi: ecco chi sono le cinque multinazionali del food denunciate da questa inchiesta indipendente

©Zety Akhzar / Shutterstock.com
Cinque dei maggiori produttori di alimenti al mondo basano il loro business sulla vendita di prodotti poco sani e dannosi (benché affermino di avere a cuore la salute dei consumatori): è quanto emerge dalla nuova inchiesta condotta dall’organizzazione indipendente World Action on Salt, Sugar & Health (WASSH). Si tratta di:
- Danone, brand che si occupa di yogurt, prodotti per l’alimentazione di neonati e lattanti, prodotti per l’alimentazione vegana, latti e yogurt “fortificati”; è proprietario di marchi come Alpro, VitaSnella, Mellin, Milupa, Fortifit, Fortimel, Souvenaid.
- Kellogg’s: oltre che di cereali e snack per la colazione, il colosso americano si occupa anche di patatine e biscotti; è proprietario di Kashi, Pringles, Nutri-Grain e Froot Loop
- Kraft Heinz, noto brand che si occupa di salse, ma anche di formaggi spalmabili, prodotti per l’alimentazione dei neonati, biscotti, dolciumi e molto altro; è proprietario, fra gli altri, dei brand Plasmon, Philadelphia, Honig e Jello.
- Nestlé: anche questo è un marchio molto noto che ha le mani in pasta un po’ dappertutto – dalle bibite ai dolciumi, dal caffè ai prodotti per la colazione fino all’alimentazione per cani e gatti; fra i suoi marchi annoveriamo Buitoni, Perugina, Nesquik, Purina e Fitness.
- Unilever: oltre a occuparsi di prodotti detergenti, il brand produce salse, preparati e gelati; fra i sottomarchi menzioniamo Carte d’Or, Pfanni, Grom, Knorr.
WASSH ha valutato più di 2.000 prodotti venduti dalle cinque multinazionali appena menzionate in tre dei loro maggiori mercati (Australia, Francia e Messico) e ha utilizzato i sistemi di analisi delle etichette Health Star Rating (HSR), Nutri-Score e Warning Labels.
Il Paese con la più alta percentuale di prodotti poco sani in vendita nei supermercati è risultato essere l’Australia (65% del totale dei prodotti), seguito da Francia (63%) e Messico (60%).
Dei cinque brand analizzati, il meno dannoso per la salute dei consumatori è Danone, con la più alta quota di prodotti sani nei tre diversi mercati. Gli altri quattro hanno ottenuto risultati scarsi in tutti e tre i Paesi, con più della metà del loro portafoglio di alimenti e bevande intervistati al di sotto della definizione standard di “sano”.
Migliorare il contenuto nutrizionale di cibi e bevande riformulando ricette con meno sale, zucchero e grassi saturi è di gran lunga la strategia più importante che qualsiasi azienda dovrebbe adottare per migliorare la salute pubblica – denuncia Mhairi Brown, di WASSH.
Purtroppo però, come spesso accade, in mancanza di un obbligo di legge la maggior parte degli attori coinvolti non si interessa alla questione, e continua a produrre cibi dannosi per la salute dei consumatori – ricchi di calorie, grassi e zuccheri.
Come accade per questi brand, i prodotti poco sani rappresentano la maggiore fonte di incassi: qualora venissero applicate delle restrizioni alla loro vendita, questo rappresenterebbe un problema importante per il loro modello di azienda.
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Fonte: WASSH
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