TOMS: la scarpa equo-solidale

Chi lo avrebbe mai detto? Da un paio di scarpe può dipendere la vita di un bambino. In effetti non è poi così strano, con le scarpe possiamo correre, andare a scuola, spostarci con i nostri piedi, senza che questi rischino di farsi male, appunto con una copertura che garantisca loro una protezione dai pericoli esterni e dai malanni del tempo.

Chi lo avrebbe mai detto? Da un paio di scarpe può dipendere la vita di un bambino. In effetti non è poi così strano, con le scarpe possiamo correre, andare a scuola, spostarci con i nostri piedi, senza che questi rischino di farsi male, appunto con una copertura che garantisca loro una protezione dai pericoli esterni e dai malanni del tempo.

Purtroppo, in diverse aree del mondo, la scarpa è ancora una sorta di status symbol, come in Etiopia ad esempio, dove non solo le calzature difendono i bambini da rischi di infezioni o parassiti che possono essere contratti nel contatto diretto col suolo (anchilostomatide, tetano, ecc.), ma ne permettono l’inserimento nella vita sociale e la stessa frequenza a scuola.

In Argentina, patria delle “alpargata” (le espadrillas, scarpe con la suola in canapa, iuta o paglia, n.d.r), l’americano Blake Mycoskie – durate un suo viaggio – ha avuto la brillante idea di creare un brand che permettesse di conciliare l’aspetto prettamente commerciale con quello umano: “one for one”, per ogni paio di scarpe acquistate, uno ai “children in need”.

TOMS_One_Millionth_Pair_Shoe_Drop

Così è nato TOMS, un marchio equo e solidale che, prendendo spunto dalla calzatura in tela vista in Argentina, produce scarpe dal cui acquisto può dipendere il futuro di un bambino. Ce ne sono per tutti i gusti (e per tutte le stagioni), dai Wrap Boots (gli stivali in fascia avvolgente), alla linea Vegan, nonostante la politica di TOMS sia già “earth and animal-friendly”.

TOMS__Feed_The_Children

Brian Mycoskie ed i suoi lavorano a stretto contatto con le organizzazioni umanitarie che abbiano una lunga permanenza nei luoghi in cui operano, proprio per garantire – attraverso queste – che i bambini possano avere il loro paio di TOMS. Insomma, la moda come mezzo universale per aiutare questi bambini nel loro cammino verso un futuro meno incerto.

Sebastiano Piras

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