“Dupe”, vi spieghiamo cos’è la nuova tendenza dell’ultra fast fashion (e perché fa così male all’ambiente)

Comprare abiti uguali a quelli griffati, ma a prezzi esageratamente bassi: è la nuova tendenza che impazza su TikTok, che fa malissimo all'ambiente

Non bastano i brand di fast fashion a invadere il mercato con capi di abbigliamento e accessori realizzati con materiali inquinanti e senza alcun rispetto per i lavoratori, ci voleva anche la mania del dupe, ovvero del “falso”.

Sarà capitato certamente di vedere su TikTok o su YouTube delle “analisi comparative” fra prodotti di noti marchi di fast fashion – come Zara, H&M, Bershka e Mango – e il sito cinese Shein, dove è possibile reperire qualsiasi cosa a prezzi stracciati.

In pratica, se in un negozio Zara abbiamo adocchiato un paio di pantaloni che costano 45 euro, sul sito di Shein possiamo trovare gli stessi identici pantaloni ad un prezzo molto minore. Si assiste a uno scadere della qualità passando dal prodotto più costoso a quello meno costoso? Gli influencer che fanno questi video-confronto assicurano che la qualità (bassissima) è proprio la stessa.

Riassumendo: se già i sopracitati brand di fast fashion immettono sul mercato abiti e accessori di infima qualità che vogliono essere imitazioni di quelli proposti dalle grandi maison, Shein e altri colossi cinesi (come Aliexpress) propongono ai consumatori vogliosi gli stessi capi e accessori ad un prezzo ancora più basso.

Leggi anche: Dopo Primark, anche Shein lancia la collezione dalle bottiglie di plastica: il greenwashing dell’ultra fast-fashion è servito

Il mercato degli oggetti contraffatti esiste da sempre, e i più disparati oggetti di consumo vi hanno sempre trovato posto: opere d’arte, oggetti di arredo, vestiti, pellicce, profumi, addirittura sigarette. La differenza con il passato la fa la presenza di Internet che apre a tutti, in ogni parte del mondo, infinite possibilità di ricerca e di acquisto.

Ma non solo: anche la presenza degli influencer sui social gioca un grande ruolo nel diffondere questa filosofia (sbagliata) di acquisto. Giovanissimi tiktoker e youtuber, seguiti da milioni di adolescenti, propongono il trend del dude come modello di acquisto vincente: comprare abiti che sono uguali a quelli firmati a un prezzo stracciato – un vero sogno!

Vi abbiamo parlato molte volte di come la fast fashion inquini l’ambiente e danneggi l’economia, ma è bene ribadire il concetto. Si tratta di abiti di scarsissima qualità, che durano una stagione o poco più prima di essere gettati e sostituiti con capi nuovi (da qui l’uso dell’appellativo fast – veloce per descrivere questo tipo di moda).

Vengono realizzati con materie prime plastiche e tinture inquinanti, senza alcun tipo di controllo di qualità né alcun freno all’impatto ambientale che essi possono avere – per non parlare del fatto che, lavaggio dopo lavaggio, rilasciano nell’acqua pericolose microplastiche altamente inquinanti.

Infine, la manodopera che c’è dietro l’ultimo top o i pantaloncini alla moda è fatta di sfruttamento, assenza di diritti e garanzie, abusi anche sessuali, talvolta lavoro minorile per una paga miserrima. Ricorderete certamente il crollo del Rana Plaza (Bangladesh), in cui morirono centinaia di lavoratori sfruttati dall’industria del fast fashion.

Come ci hanno insegnato le nostre nonne, il risparmio non è mai guadagno: dietro pochi euro risparmiati nell’acquisto di un capo di cui non avevamo bisogno si spalanca un baratro di sfruttamento dell’ambiente e dei lavoratori, una voragine nera in cui noi consumatori possiamo scegliere di non cadere. Ciò che noi abbiamo risparmiato lo ha pagato a peso d’oro il Pianeta.

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