Dopo Primark, anche Shein lancia la collezione dalle bottiglie di plastica: il greenwashing dell’ultra fast-fashion è servito

Un tocco di verde per l’ennesima produzione nuova sempre super economica che strizza l’occhio alla moda circolare per parlare, incredibilmente, di responsabilità ambientale

Continua il greenwashing di Shein, corazzata online dell’ultra fast-fashion. Dopo le campagne per la raccolta di fondi per la lotta al Covid, la linea SheinCurvy, le partnership con volti del piccolo schermo come Cecilia Rodriguez o artiste emergenti come la brasiliana Anitta, ora quest’azienda enigmatica sposa la moda circolare.

 

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E cosa c’è di più ovvio se non produrre una serie di indumenti con il poliestere proveniente dal riciclo delle bottiglie di plastica? E infatti ecco la collezione EvoluShein!

Greenwashing, tutti gli step

Il modello di business è sempre lo stesso: una produzione senza sosta e la non qualità venduta nel mondo grazie all’aiuto di modelle che sembrano spesso il risultato di un filtro Instagram.

Il copione del greenwashing prosegue sul fronte dei fornitori, utilizzando sono solo quelli certificati con Global Recycled Standard (GRS), e delle attività benefiche: con questi abiti si supportano le attività di Vital Voices, un’organizzazione no-profit internazionale nata nel 1997 e fondata tra gli altri da Hillary Clinton e Madeleine Albright, che investe nelle donne leader che si battono contro le più grandi sfide del mondo. Chissà, magari anche quella di combattere lo sfruttamento nel settore del tessile.

Shein si colora di verde

Ed eccola qui una nuova vetrina virtuale, con un po’ di verde prato qui e là, dove scegliere il prossimo abito da selfie, dai 4€ ai 16€, da sfoggiare sui social come passerella virtuale. Questa è EvolutShein una collezione, “una visione amichevole per il futuro. Il miglioramento e l’evoluzione della coscienza, che può essere intesa non solo come miglioramento del tessuto ma anche come progressiva, trasmissione e iterazione della coscienza di responsabilità ambientale della marca”.

evolushein vision

©Shein Italia

Tralasciando la qualità della traduzione, generata con Google Translator e incollata nella versione italiana della piattaforma, sono le “creazioni” a così pochi euro a lasciare sempre interdetti oltre a tutto ciò che si cela dietro quel prezzo ultra-conveniente: lavoratori sfruttati, che non hanno un salario minimo e pagati a cottimo; un ambiente che continua a essere la spugna delle emissioni nocive prodotta da questo tipo di realtà; un aumento esponenziale di spazzatura che non si riesce a smaltire.

Abiti spazzatura

Nonostante annunci e comunicati stampa, in quei negozi virtuali ci sono solo prodotti che non vale la pena indossare più volte e questo messaggio arriva chiaro e forte senza bisogno di parole; un meccanismo che porta a una bulimia dell’acquisto e del consumismo.

Collezioni che restano disponibili il tempo di uno sbadiglio se non apprezzate abbastanza e quindi ciò che non si acquista, finisce immediatamente nella pattumiera. I capi più venduti restano comunque disponibili per qualche settimana in più ma di certo non si sta acquistando nella di “esclusivo”.

Con questa incredibile necessità di rinnovare le offerte non sorprende che si rubino di continuo modelli e proposte da brand di nicchia fino a quelli più famosi.

Produrre dalla plastica

Il settore del fashion si sta avvicinando a piccoli passi alle produzioni sostenibili e si scelgono materiali diversi dalle ovvie plastiche da bottigliette: parliamo di mais, derivati da bambù, scarti vegetali fino alle reti da pesca solo per citarne alcuni. Spesso però, chi propone abiti a basso prezzo, pubblicizza collezioni o pezzi realizzati dalla plastica.

Per realizzare abbigliamento in modo sostenibile occorre dedicare delle linee di produzione a questo proposito e questo poco si coniuga con i numeri di queste realtà che sfornano proposte di continuo.

Per realizzare poliestere riciclato di norma occorre togliere i tappi, pulire ogni singola bottiglia da residui vari con acqua calda, eliminare etichette, ridurre quella plastica in frammenti da lavare ancora una volta per rendere la materia libera da residui indesiderati prima di trasformarla in filati, questa volta, privi di tracce di petrolio.

Ma con un top a 5€ che arriva con una spedizione dall’altro capo del mondo si potrà mai veramente parlare di un credibile circuito virtuoso della sostenibilità?

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Fonte: Shein/ Vital Voices

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