“Italia senza pane e pasta”: dobbiamo davvero fare scorte per la crisi del grano?

No, in Italia non rischiamo di restare senza pasta e pane, come raccontato da alcune testate. Vi spieghiamo perché la corsa alle scorte alimentari è inutile e controproducente

Ci risiamo. Nelle ultime settimane sui social e sul web hanno ripreso a circolare foto di scaffali dei supermercati vuoti, catene di Sant’Antonio e articoli dai toni allarmistici (che non si basano su dati autorevoli o fonti) che instillano negli utenti la paura di restare senza pane e pasta, a causa della guerra in Ucraina e dell’inflazione.

“È sempre più difficile produrre ed approvvigionare generi alimentari e questo determina una situazione di pericolo per i consumatori italiani, ma la questione più forte riguarda il grano” si legge su una delle tante testate online, ma gli esempi sarebbero una miriade.

screen supermercato scaffali vuoti

Tra le parole più utilizzate troviamo “pericolo”, “allarme” e “grave carenza”. Ma la situazione è davvero così drammatica come descritta da alcuni giornali? In realtà no. O almeno non nel nostro Paese e non nell’immediato.

Anche se i costi sono lievitati, l’Italia e gli altri Paesi europei non rischiano di restare davvero senza grano, come sottolineato da Italmopa, l’associazione industriali Mugnai d’Italia. La nostra nazione  ha ancora scorte a sufficienza. A uscirne destabilizzati sono altri Paesi extra-Ue.

“Il controllo delle scorte alimentari rischia di sconvolgere gli equilibri geopolitici mondiali con Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina ma anche Libano, Tunisia Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture dei due Paesi” spiega la Coldiretti.

Per quanto riguarda l’Europa, il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% per i mais destinato all’alimentazione animale fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione, secondo l’analisi della Coldiretti basata sui dati dell’ultimo report della Commissione Europea, che evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero.

Leggi anche: In Italia parte la corsa alle scorte alimentari: tra catene WhatsApp, razionamenti nei supermercati e sciopero dei trasportatori

Non facciamoci prendere dalla psicosi, è soltanto controproducente

Naturalmente la crisi scaturita dal conflitto ucraino avrà delle conseguenze negative a livello mondiale. Ma a farne le spese saranno i Paesi più poveri, come ribadito anche dal documento Global Food Markets & Prices della FAO, in cui si parla si ipotizza che fino a 13,1 milioni di persone in più potrebbero rimanere a corto di cibo per le conseguenze della guerra russo-ucraina, visto che circa 50 Paesi dipendono dalla Federazione Russa e dall’Ucraina per almeno il 30% del fabbisogno di grano importato.

In Italia la corsa all’accaparramento di farina e pasta è inutile oltre che controproducente. Se in questo periodo gli scaffali di alcuni supermercati sono vuoti è proprio perché molte persone si sono lasciate prendere dalla psicosi. Il timore è sicuramente lecito visto che la guerra non accenna a volgere al termine, com’è giusto affrontare la questione, ma fare scorte di cibo può portare soltanto a sprechi alimentari e danneggiare gli altri consumatori.

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Fonti: FAO/Coldiretti

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