Dalle coste del Salento spunta un volto umano! La scoperta di un neretino mentre ammirava Porto Selvaggio da Google Maps

Un escursionista di Nardò (Lecce) ha condiviso sui social l'immagine satellitare della costiera del Salento che nasconde un profilo umano

Guardare le cose (e i luoghi) da una diversa prospettiva ci permette di vederle in modo diverso, e spesso anche di sorprenderci. È quello che è capitato qualche giorno fa a Cristian Colopi, trentanovenne di Nardò (provincia di Lecce) che, guardando la sua costa dall’alto delle immagini satellitari, ha fatto una scoperta sconvolgente.

L’uomo conosce molto bene il tratto di costa di Porto Selvaggio, poiché lì è nato e per professione effettua escursioni in barca. Tuttavia, la sua conoscenza si è finora limitata – come avviene per la maggior parte di noi – alla percezione “da terra” dell’ambiente costiero.

Nei giorni scorsi Colopi si stava dilettando a osservare la sua amata costiera salentina da una prospettiva diversa, molto più alta, attraverso il repertorio di immagini satellitari che mette a disposizione il servizio di geolocalizzazione Google Maps.

Ecco allora che si è accorto di una cosa che fino ad ora non aveva mai notato: vista dall’alto, la costa si mostra come il profilo di un essere umano – come mostrano anche le immagini diffuse dall’escursionista sulla propria pagina Facebook in cui il profilo è stato evidenziato con un tratto azzurro. C’è tutto: il naso, l’occhio, la bocca aperta – addirittura il contorno delle labbra!

E all’improvviso mi compare davanti agli occhi il guardiano/a di Porto Selvaggio – ha scritto l’autore della scoperta su Facebook. – Non so se fosse una cosa già nota oppure dovuto al fenomeno della pareidolia, fatto sta che mi ha lasciato a bocca aperta!!

Del fenomeno della pareidolia ve ne abbiamo parlato qualche tempo fa in questo articolo: si tratta dell’abilità innata del nostro cervello di individuare volti umani anche dove non ci sono – magari sulla facciata di un palazzo, in un tombino, sulla corteccia di un albero e così via.

In pratica, immaginiamo volti di nostri simili per la nostra propensione evolutiva a non perdersi la possibilità di confrontarci con un nuovo amico o con un potenziale nemico. Ma basta solo questo a giustificare la simpatica scoperta fatta dall’escursionista?

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Fonte: Facebook

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