Tre scuole pronte ad accogliere Nina, la ragazza con sindrome di Down a cui è stata negata la possibilità di fare l’esame di maturità

Il liceo Sabin di Bologna ha impedito a Nina, ragazza con sindrome di Down, di accedere all’esame di maturità come i suoi compagni. Per lei “solo” la possibilità di certificare le sue competenze. I genitori l’hanno ritirata da scuola, ma qualcosa finalmente si sta smuovendo

La notizia, che da qualche giorno sta circolando su social media e giornali, è di quelle che fa gelare il sangue. Si continua a parlare di inclusività e di offrire a tutti pari opportunità eppure Nina quest’anno non potrà fare l’esame di maturità insieme ai suoi compagni.

Nina Rosa Sorrentino è una ragazza affetta da sindrome di Down di 19 anni che era iscritta al liceo Sabin, indirizzo Scienze Umane, di Bologna. Era, perché è stata costretta a ritirarsi a tre mesi dalla fine della quinta superiore e non per sua volontà.

Perché Nina non può sostenere l’esame?

Il consiglio di classe le ha infatti impedito di maturarsi come tutti i suoi coetanei. La studentessa stava seguendo il programma differenziato per gli alunni certificati che alla fine del cinquennio fa ottenere un attestato di competenze (e non il diploma di maturità).

Dalla terza liceo, però, i genitori avevano chiesto agli insegnati di supportare Nina nel programma con obiettivi minimi che le consentirebbe l’ammissione all’esame di Stato. Tuttavia la scuola ha ritenuto che il traguardo fosse troppo impegnativo per lei sia dal punto di vista del carico di lavoro che psicologico.

Il tutto nonostante il fatto che la neuropsichiatra che segue Nina si fosse espressa a favore. E così ai genitori non è restata alternativa di ritirare la figlia da scuola, esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza fossero tali da farla ammettere per il conseguimento della certificazione delle competenze. Un obiettivo importante, sì, ma non quello auspicato da Nina e dalla sua famiglia.

Tre istituti hanno dato la loro disponibilità

Per Nina, dunque, niente maturità, quanto meno al Sabin. Dopo che la vicenda è diventata virale, però, fortunatamente per la ragazza si sono aperte altre possibilità. Ci sarebbero infatti almeno altre tre scuole superiori di Bologna sia pubbliche che paritarie che si sarebbero rese disponibili ad incontrare Nina e i suoi genitori per trovare una soluzione.

Se Nina potrà maturarsi nel 2023 senza perdere un anno di scuola, lo scopriremo nelle prossime settimane. Di fatto, comunque, qualcosa si è mosso non solo negli istituti, ma anche nel mondo della politica. Sulla storia di Nina sono infatti intervenute anche alcune cariche del governo.

La ministra per la Disabilità Alessandra Locatelli ha risposto ieri alla Camera, nel corso del question time, ad una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down e ovviamente si è concentrata sulla storia di Nina. Ha dichiarato:

C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità.

Già nella giornata di martedì, la ministra aveva auspicato ad un esito positivo della vicenda, sostenendo come ci fosse “una strada ancora da intraprendere: siamo a marzo, l’esame è a giugno e magari c’è ancora qualche possibilità. Cercherò di contattare sia il ministero, sia la scuola”.

Le parole della sottosegretaria all’Istruzione e al Merito

E a proposito di ministero, sulla vicenda è intervenuta anche la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito Paola Frassinetti. Ha affermato:

Non è certo l’esempio della scuola dell’inclusione alla quale ci ispiriamo. Portare una studentessa con disabilità a cambiare scuola è un episodio grave. La scuola deve utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per permettere ai ragazzi diversamente abili di poter realizzare il proprio percorso scolastico, nonché di poter crescere e formarsi, affrontando le prove che la vita ci pone.

Una soluzione, dunque, pare essere ancora possibile per far sì che Nina possa continuare a coltivare i suoi sogni e possa arrivare a quel diploma che tanto ha voluto e che si è guadagnata. Probabilmente non festeggerà la fine di questo percorso con i compagni di classe di sempre, ma la speranza è che questa situazione non possa ripetersi nuovamente nei prossimi anni affinché finalmente si possa parlare di società inclusiva al 100% e questa non sia solamente un’utopia irraggiungibile.

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