Suicidio assistito, Federico Carboni è morto riscrivendo la storia: “Ora sono libero di volare dove voglio”

Dopo una difficile battaglia legale, Mario - nome di fantasia scelto da Federico Carboni - è morto, automministrandosi un farmaco letale. La morte del 44enne marchigiano, tetraplegico da 12 anni, è avvenuta nella sua casa di Senigallia. La sua non è soltanto una vittoria personale, ma un grande traguardo per la nostra nazione, dove finora nessuno aveva potuto scegliere di essere davvero libero fino alla fine

Mario, così aveva scelto di farsi conoscere dagli italiani che hanno sostenuto la sua battaglia, se n’è andato serenamente questa mattina alle 11.05. Ha scelto di morire questa mattina, mettendoci la faccia e rivelando il suo vero nome: Federico Carboni. La sua morte riscrive un pezzo della storia dei diritti nel nostro Paese.

Si tratta, infatti, della prima persona che ha fatto ricorso al suicidio assistito. Fino questo momento chi desiderava mettere fine alla propria esistenza non poteva farlo in Italia ed era costretto a recarsi in Paesi come la Svizzera (strada intrapresa da dj Fabo).

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Per raggiungere questo traguardo e ottenere il diritto di essere davvero libero fino alla fine, però, ha dovuto condurre con grande determinazione una difficile battaglia legale (vinta lo scorso febbraio), sostenuto dall’associazione Luca Coscioni, che qualche ora fa ha condiviso le parole di Federico, che desiderava condividere con l’Italia intera:

Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita. Sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così, e come ho sempre detto, destino o colpa mia non lo so, ma io sono allo stremo sia mentale sia fisico, però pensando a prima dell’incidente, dove ho fatto e avuto tutto dalla vita, anche dopo ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità.

Posso dire che da quando a febbraio ho ricevuto l’ultimo parere positivo sul farmaco ci sto pensando più e più volte al giorno se sono sicuro di quanto andrò a fare, perché so che premendo quel bottone sarà un addormentarsi chiudendo gli occhi senza più ritorno, ma pensando ogni giorno, appena sveglio fino alla sera quando mi addormento, come vivo e passo le mie giornate e rimandare cosa mi cambierebbe, niente sarebbe solo rimandare dolori, sofferenze che non avrebbe senso, non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò.

E, così, questa mattina il 44enne marchigiano, tetraplegico da 12 anni a seguito di un incidente stradale, ha messo fine alle sue terribili sofferenze nella sua casa di Senigallia, dopo essersi autosomministrato il farmaco letale attraverso un macchinario apposito, dal valore di circa 5mila euro, pagato con i fondi ottenuti dalla straordinaria mobilitazione dell’Associazione Luca Coscioni, che aveva lanciato un crowdfunding.

“In assenza di una legge lo Stato italiano non si è fatto carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito e dell’ erogazione del farmaco, nonostante la tecnica sia consentita dalla Corte Costituzionale con la sentenza Cappato/Dj Fabo” aveva spiegato l’associazione.

L’appello di Federico Carboni: “Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere”

Per Federico Carboni quello ottenuto è molto di più di una vittoria personale. È un tabù che cade, una battaglia vinta da tutta la nazione, che è ancora troppo indietro su tanti fronti.

“Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio” ha detto prima di morire, lanciando un messaggio di speranza per tutte quelle persone che si trovano in una situazione simile alla sua:

“Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere”.

Buon viaggio, Federico. Adesso sei davvero libero.

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Fonti: Associazione Luca Cascioni

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