Stanislav Petrov, l’uomo che salvò il mondo da un possibile attacco nucleare durante la Guerra Fredda

Non doveva nemmeno essere in turno quel militare che ha evitato uno scontro apocalittico. A lui è dedicata la Giornata Internazionale per l’eliminazione totale di tutte le armi nucleari

Mentre nei notiziari scorrono le immagini dell’incursione armata russa in Ucraina, l’eco del possibile impiego delle armi nucleari riporta le lancette dell’orologio indietro nel tempo. Era il settembre 1983, il mondo scopriva Flashdance, in Italia si cantava Bollicine di Vasco Rossi fresco vincitore del Festivalbar, Bettino Craxi era capo del Governo e Giulio Andreotti era Ministro degli Affari Esteri in procinto di arrivare a NY all’Assemblea generale dell’ONU.

Notti di guardia controllando i nemici

La Guerra Fredda era in pieno svolgimento e il 26 settembre 1983 il mondo, inconsapevolmente, era vicino ad assistere ad un pagina della storia che fortunatamente non è mai stata scritta. Il tenente colonnello Stanislav Petrov, la notte tra il 25 e il 26 settembre, sostituì un ufficiale presso base militare russa Serpukhov-15: aveva il compito di monitorare il sistema di sorveglianza satellitare dei siti missilistici statunitensi. Questo voleva dire osservare, raccogliere dati, interpretarli e darli ai superiori. In caso di attacco la risposta sarebbe stata quella di sferrare un’offensiva nucleare su vasta scala ai danni del Paese a stelle e strisce.

Essere nel posto sbagliato al momento giusto

L’orologio scandiva le 00:14 quando il sistema si controllo segnalò l’allarme di un attacco imminente: un missile americano stava viaggiando verso il territorio sovietico. A quell’allarme ne seguirono altri, l’attacco sembrava reale. Petrov, all’ora 44enne, aveva qualche dubbio, era certo che in caso di un’azione militare reale non si sarebbero potuti usare solo cinque missili. La sua mente viaggiò veloce, fece calcoli e controlli prima di salire nella cabina di comando dai suoi superiori ai quali riportò che non c’era nessun attacco in corso. Gli allarmi erano dovuti solo a un malfunzionamento dell’equipaggiamento di sorveglianza.

L’intuizione che salvò il mondo ma ha condanno Petrov all’oblio

Non possiamo che essere felici di quella decisione che ha evitato l’escalation, all’epoca, di una guerra mantenuta sul filo del rasoio. Si scoprì che dei riflessi solari sulle nubi ad alta quota erano stati scambiati per lanci missilistici, un episodio ricordato come l’incidente dell’equinozio d’autunno. Stanislav non venne premiato o elogiato: al contrario vide terminare in breve la sua carriera militare. Andò in pensione anticipata e si visse in una piccola cittadina vicino Mosca dove visse fino al 19 maggio 2017 quando morì.

 

Per molti anni questa vicenda è stata insabbiata, non poteva essere resa pubblico una tale falla nei sistemi informatici militari sovietici. In onore dell’intuizione che non fece precipitare il mondo, nel 2013 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha introdotto la Giornata Internazionale per l’eliminazione totale di tutte le armi nucleari, celebrata ogni anno il 26 settembre. Sempre nello stesso anno è stato realizzato il documentario danese L’uomo che salvò in mondo, un viaggio nella storia e nella notte più lunga di Stanislav Petrov.

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Fonte: Nazioni Unite

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