La vera minaccia delle armi 3D: fucili mitragliatori illegali realizzati in Europa con una stampante cinese da 250 euro

Sta spopolando l’abitudine pericolosa di costruirsi armi con le stampanti 3D. Serve solo una stampante cinese da poco più di 200 euro.

Stampante 3D sì, ma non per gioco o per pubblica utilità, come le visiere salva orecchie. Dilaga piuttosto un’abitudine spiazzante, quella di costruirsi armi con le stampanti tridimensionali. Tutto ciò che serve sono solo una stampante cinese da poco più di 200 euro, progetti che si rintracciano bellamente online e parti metalliche facili da trovare: tutto è sufficiente per costruire una mitragliatrice semiautomatica a casa.

A lanciare nuovamente l’allarme è il giornale spagnolo El País (l’hanno scorso aveva affrontato ampiamente l’argomento anche Wired inglese), che denuncia il “semplice” obiettivo di moltissime persone di eludere le norme relative al mercato delle armi.

Il motivo principale per progettare l’FGC-9 è aggirare la regolamentazione europea sulle armi”, dice un ragazzo con lo pseudonimo di JStark. L’FGC-9 è un fucile mitragliatore semiautomatico progettato qualche mese fa da lui stesso e realizzato quasi interamente in plastica con una stampante casalinga super economica.

La FGC-9 e JStark sono i protagonisti di un recente documentario del giornalista britannico Jake Hanrahan, che ha avuto mezzo milione di visualizzazioni su YouTube. JStark mostra in una foresta sperduta dell’Europa occidentale la capacità del suo fucile semiautomatico di sparare proiettili da 9 mm.

Funziona praticamente come un normale fucile mitragliatore – dice Hanrahan a El Pais. Ho usato molte armi negli ultimi sette anni in zone di conflitto, ma ora se non avessi saputo che si trattava di un’arma stampata non mi sarai accorto che era fatta in plastica”.

Hanrahan conosce altri attivisti che hanno questo tipo di armi in loro possesso nei paesi dell’Europa occidentale, dove, nemmeno a dirlo, sono completamente illegali: “Ci sono diverse persone in vari paesi europei che hanno costruito un FGC-9”.

Ovviamente si tratta di armi non regolamentate e senza alcun tipo di controllo sulla produzione, ma c’è di più: il nostro JStark è membro di una comunità online di circa 20mila persone chiamata Deterrence Dispensed. Ventimila persone che hanno due principi fondamentali: assoluta libertà di espressione e libero possesso di armi.

pezzi pistola

©El País

La dice tutta lo stesso acronimo di FGC, che sta per Fuck Gun Control. Sul loro sito web hanno pubblicato dozzine di piani per costruire armi. Non esiste alcun controllo per verificare chi accede a quella comunità, centrata sulla chat crittografata di Keybase.

Ma non tutti sanno che l’FGC-9 è soltanto l’ultima evoluzione di un processo di creazione di armi da stampante 3D iniziato nel lontano 2013 negli States con una pistola chiamata Liberator, realizzata interamente in plastica. Il governo statunitense di allora costrinse i creatori a rimuovere i piani Liberator da Internet e nello stesso tempo i fallimenti del prototipo allentarono le aspettative di quella che sembrava una rivoluzione. Ma non bastò. Da allora, negli Stati Uniti il ​​progresso della tecnologia e lo sforzo degli amanti delle armi ha notevolmente migliorato la qualità e la diffusione di queste armi in 3D.

E l’Europa, paradossalmente a causa della sua regolamentazione restrittiva, è un luogo molto più appropriato per promuovere questo tipo di arma, senza alcun tipo di numero di serie o controllo.

El País ha chiesto a Juan González, specialista in stampa 3D e autore del canale Govaju su YouTube, di analizzare le cose utilizzate da JStark nel documentario: “È la stampante cinese Creality Ender 3, la più economica in questo momento”, spiega, aggiungendo che costa circa 250 euro.

González è nel settore della stampa 3D dal 2010. Ha già sperimentato la comparsa dei primi progetti nel 2013. Ora si dichiara poco sorpreso da queste novità nelle armi leggere: “Non mi sorprende. Vere atrocità vengono commesse in 3D: progressi della medicina, un’intera casa, vestiti. Gli sviluppi positivi alla fine portano anche un lato oscuro”.

Quel lato oscuro emergerà man mano che la conoscenza si diffonde. Non è tecnicamente facile stampare qualcosa del genere, ma non è nemmeno impossibile. Basta scaricare qualcosa dal web e imparare a montare.

Urgente più che mai vietare assolutamente tutto questo! Ci auguriamo che le autorità preposte si attivino per la sicurezza di tutti. Parliamone per fare pressione…

Fonti: El País / Rapporto: Desktop Firearms – Emergent Small Arms Craft Production Technologies

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