Vogliamo riportarle una ad una le parole di Liliana Segre nella prima seduta al Senato

Il discorso di Liliana Segre, durante la prima seduta della XIX legislatura, scalda il cuore ed è un monito a lottare per un'Italia migliore e più equa: ecco le parole di cui tutti dovremmo fare tesoro

Oggi al Senato Liliana Segre, visibilmente emozionata, ha presieduto la seduta di Palazzo Madama, in quanto senatrice più anziana. È la prima della XIX legislatura. Nel suo lungo e toccante discorso, che ha fatto alzare in piedi i presenti nell’Aula, ha fatto riferimento al  suo drammatico passato affinché certi orrori come quello della Shoah non si ripetano mai più e ha voluto ricordare quella bambina, sopravvissuta ad Auschwitz, che dai banchi di scuola è riuscita ad arrivare al banco più alto del Senato.

E le parole che leggerete di seguito mostrano non solo un senso delle istituzioni altissimo, ma una dignità infinita:

“Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.
Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!

Le elezioni hanno visto com’è giusto che sia una vivace competizione. Il popolo ha deciso, è l’essenza della democrazia. La maggioranza ha il diritto di governare; le minoranze hanno il compito di fare opposizione. L’imperativo è preservare le istituzioni della Repubblica, che non sono proprietà di nessuno ma sono di tutti.

In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi tutto ciò è la Costituzione, che non è un pezzo di carta ma testamento di centomila morti di una lotta che non inizia del 1943 ma che vede come capofila Giacomo Matteotti. Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla Costituzione. In ogni occasione i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi.

Anche essa è perfettibile. Ma se le energie che sono state spese per cambiare la Costituzione fossero state invece impiegate per attuarla il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice. Il pensiero corre inevitabilmente all’articolo tre, nel quale i padri e le madri costituenti decisero di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione all’organizzazione del Paese. Non è poesia e non è utopia: è la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche con programmi diversi”.

Grazie Liliana, le tue parole sono un balsamo per l’anima e un invito a lavorare ogni giorno per una società più equa e libera.

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