Il Canone Rai non sarà più nella bolletta elettrica: si tornerà a pagarlo con bollettino postale dal 2023

La decisione del governo arriva all'approvazione del nuovo DL Energia, dopo le sollecitazioni dell'Unione Europea che hanno bollato l'incorporamento del Canone in bolletta come "onere improprio"

Nell’ambito del nuovo Decreto Legge Energia, approvato ieri alla Camera dei Deputati e passato ora all’esame del Senato, è stato presentato e accettato dal governo un ordine del giorno relativo al pagamento del Canone Rai (90 euro annui) insieme alla bolletta dell’energia elettrica. L’iniziativa è stata proposta dalla deputata del gruppo Misto Maria Laura Paxia.

L’ordine del giorno è stato accolto con riformulazione (ovvero senza bisogno di essere messo ai voti) come parte dell’impegno che il nostro Paese ha preso con l’Unione Europea: il Canone Rai all’interno della bolletta elettrica è stato bollato dall’UE come “onere improprio” e pertanto da eliminare. A partire dal prossimo anno, quindi, si tornerà a pagare l’imposta come un tempo, ovvero tramite il classico bollettino postale.

 

Il Canone va pagato allo Stato da chiunque possegga un apparecchio televisivo in casa. Allo scopo di combattere la dilagante evasione il governo guidato da Matteo Renzi aveva scelto, nel 2016, di incorporare questo pagamento all’interno della bolletta dell’energia elettrica. il sistema aveva funzionato, riducendo al minimo la percentuale degli evasori.

Ora il rischio è che questo scorporamento si possa tradurre in una nuova corsa all’evasione e al mancato pagamento della tassa. Ecco quindi che l’USIGRAI (il sindacato dei giornalisti Rai) esprime forte preoccupazione per questa nuova decisione del governo:

Se il fenomeno dell’evasione dovesse aumentare – scrive il sindacato in una nota – ad essere in pericolo sarà il servizio pubblico, già negli anni gravato dal prelievo forzoso di 150 milioni (su cui pende un ricorso straordinario al presidente della Repubblica), un buco di bilancio, giova ricordarlo, che dovette essere ripianato collocando in borsa il 33% delle azioni Rai Way. I giornalisti Rai chiedono quindi di conoscere, quanto prima, quali strumenti metterà in campo il governo per la riscossione del canone televisivo.

Il decreto legge, in questo senso, è troppo vago. Non basta adeguarsi alle indicazioni della Commissione europea: bisogna individuare delle soluzioni che mettano al riparo il servizio pubblico radiotelevisivo. La certezza delle risorse – concludono – è garanzia della nostra autonomia e indipendenza: a questo deve, imprescindibilmente, seguire la riforma della Rai per liberarla dal controllo e dall’ingerenza dei partiti.

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Fonte: Federazione Nazionale Stampa Italiana

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