Martedì grasso: perché l’ultimo giorno di Carnevale si chiama così

Con il martedì grasso si concludono i festeggiamenti del periodo di Carnevale, ma da dove deriva questo nome?

Con il martedì grasso cale il sipario sul Carnevale. Dopo una settimana di festeggiamenti e sfilate in varie città italiane tra cui Viareggio e Venezia, ci si avvia verso il periodo della Quaresima che prepara alla Pasqua. Ma da dove ha origine il nome di questa giornata di festa? E cosa significa?

Il martedì che precede l’inizio della Quaresima si chiama così perché in passato era molto diffusa l’abitudine di abbuffarsi e consumare dolci e piatti sfiziosi in vista di una fase di digiuno e astinenza, come prevede la tradizione cattolica.

Tra i cibi più gettonati c’era la carne (considerata fino a qualche decennio fa un alimento che potevano permettersi ricchi e benestanti), ma anche diverse prelibatezze dolci che cambiano da Regione a Regione e che ancora oggi fanno parte della tradizione di Carnevale: ad esempio le chiacchiere (detta anche frappe o crostoli o bugie in base alle diverse aree), le castagnole, il migliaccio (l’amatissimo dolce campano a base di ricotta e semolino) e il sanguinaccio napoletano.

Quindi proprio come per il giovedì grasso (che dà il via al periodo di Carnevale), il martedì successivo è il giorno in cui ci si concede cibi grassi – in vista del periodo “magro” della Quaresima” e non si bada a limiti. In quasi tutta Italia oggi terminano le feste in maschera, tranne a Milano, città che segue il calendario ambrosiano (introdotto da Sant’Ambrogio nel IV secolo) invece di quello gregoriano. Qui i festeggiamenti proseguiranno fino al sabato antecedente la prima domenica di Quaresima.

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