Nessuno ha obbligato la classe a cantare l’inno della Roma: genesi di una falsa notizia che sta mettendo alla gogna maestra, bambini e genitori

Dopo la vittoria della Roma in Conference League, in una classe di una scuola primaria della Capitale la maestra ha messo su l’inno cantato da Venditti. Un semplice momento di condivisione, ma tanto è bastato perché l’insegnante venisse subissata di insulti e calunnie, accusata di "aver costretto la classe a cantare". Noi di greenMe abbiamo contattato una delle mamme della classe coinvolta dal fango mediatico di copia incolla. Stanno davvero così le cose? Spoiler: assolutamente no!

Ha imposto”, “ha costretto”, “cantavano a squarciagola”, così un pensiero di svago avuto da una maestra potrebbe ritorcersi contro. Colpevoli i titoloni di questi giorni, che avrebbero distorto una realtà molto più semplice a colpi di copia incolla e mancanza assoluta di verifica delle fonti (che fine ha fatto il giornalista che contatta i diretti interessati di una vicenda per capire seriamente i contenuti?).

Dopo la vittoria in Conference League la settimana scorsa, un’insegante del plesso Caterina Usai, la primaria dell’istituto comprensivo in zona Talenti, a Roma, ha creduto bene – così, presa dall’entusiasmo dei bimbi – di far cantare ai suoi alunni l’inno del club giallorosso. E allora, tutti in piedi, in aula, a seguire il motivetto della canzone di Venditti, davanti a una LIM che trasmetteva le parole del testo e qualche foto. Nessuna tragedia, semplicemente pochi attimi di spensieratezza tra i bimbi.

Ma una volta tornati a casa, la vicenda non deve essere piaciuta a qualche genitore (di fede calcistica evidentemente contraria), tanto che un papà di un bambino avrebbe raccontato delle lacrime del figlio, “costretto” a cantare l’inno di una squadra rivale.

Da qui è venuta fuori la solita corsa di agenzie di stampa e testate giornalistiche a fare il titolo peggiore, senza considerazione alcuna della reale vicenda, della maestra accusata e né tanto meno dello stato d’animo dei bambini. Senza alcuna certezza delle fonti, sono così scaturiti titoli di giornale che hanno solo e soltanto preso di mira la maestra:

  • Devono cantare l’inno della Roma in classe
  • La maestra impone…
  • “La maestra ha costretto…”

titoli maestra

E così via, tanto che la maestra in questione è stata costretta a scusarsi e non solo: rischia qualche procedimento disciplinare nei suoi confronti.

Ma stanno davvero così le cose? Spoiler: assolutamente no!

video inno roma

©Facebook/Video

Noi di GreenMe abbiamo contattato una delle mamme della classe, che ci ha spiegato per filo e per segno cosa sia davvero accaduto in quella classe e quali sono gli stati d’animo dei genitori e dei piccoli alunni, che stanno risentendo per forza di cose della valanga mediatica che li ha travolti:

L’indomani della vittoria molti bambini si sono recati in classe con la maglietta della loro squadra in un clima abbastanza festoso. La maestra ha voluto assecondare questo entusiasmo mettendo l’inno della Roma. I bambini che conoscevano l’inno lo hanno cantato e altri no.

La sera, parlando in chat tra i genitori, è venuto fuori questo episodio e da lì è partito uno scambio di messaggi assolutamente scherzoso, i genitori laziali sono stati tra i primi a riderci su.

C’è stato solo un unico commento fuori dal coro di un genitore, lo stesso che il giorno dopo ha comunicato via radio  che tutti i genitori della classe disapprovavano questa iniziativa della maestra. E questo non è vero! Ha detto inoltre che suo figlio si è sentito male, cosa nemmeno vera perché già la mattina il bimbo era arrivato in classe con un malessere.

[La denuncia dell’accaduto] È stata una iniziativa singola di un singolo genitore che si è fatto portavoce di un’intera classe ma non è così, raccontando una realtà fortemente distorta. L’unica realtà è che la maestra ha raccolto l’entusiasmo dei bambini e quindi ha voluto accontentarli ed è stata invece travisata, parlano addirittura di un obbligo e di un’imposizione.

Anche perché dal video si vede che i bimbi sono lì tranquilli e sereni!

Questa vicenda così raccontata – conclude la mamma – sta mettendo fortemente a rischio il ruolo della maestra, tra l’altro una delle migliori dell’istituto, e la reputazione della scuola.

Le scuse della maestra a Radio Sei

Ai microfoni di Radio Sei la stessa maestra accusata di aver fatto cantare ai bimbi l’inno della Roma si è scusata, spiegando che il bimbo in lacrime:

soffre di forte emicrania, piangeva per quello. Era già venuto la mattina e con la madre abbiamo deciso di dargli un po’ di tachipirina, eravamo d’accordo che se non fosse passato sarebbe venuta a riprenderlo. Ho messo l’inno della Roma in maniera scherzosa, perché dei bambini erano andati a scuola con la maglia della squadra. Tra l’altro io non sono neanche una tifosa di quelle accanite e la mia famiglia è divisa. È stato fatto in maniera totalmente innocua e non premeditata, ma posso capire che possa aver disturbato. Per questo per par condicio metterò anche l’inno della Lazio, anche se in classe ci sono anche due juventini.

Il regalo dalla Lazio e la scritta sul muro

Intanto, il Lazio Club Campidoglio assieme alla Società Sportiva Lazio e con il supporto della Fondazione S.S. Lazio 1900, per “interpretare il desiderio di par condicio espresso peraltro dalla scuola stessa”, ha spedito alla classe le copie del fumetto sulla storia biancoceleste, “affinché vi possa essere una più completa panoramica di una Polisportiva e di un movimento biancoceleste che ha portato a Roma 11 ori olimpici, oltre 500 titoli nazionali e internazionali e oltre 1000 nelle categorie juniores e master”, si legge in nel comunicato.

Intanto, proprio questa mattina è comparsa sui muri della scuola questa scritta.  Tutto si sta riducendo a una questione di tifoserie.

A noi invece preme sottolineare che, soprattutto quando ci sono di mezzo i bambini, i giornali dovrebbero andare ben oltre gli inni da stadio.

Verificare le notizie, prima di fare copia incolla e stravolgere la realtà dei fatti gettando nel fango mediatico le persone, è il minimo che debba fare chi svolge la nostra professione.

Tutte e tutti abbiamo la responsabilità di non prestarci a fare da megafoni di informazioni errate o fuorvianti.

Facciamo la nostra parte, per favore.

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